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Cho Oyu2002




CartinaPercorrendo una storica via commerciale, tutora utilizzata principalmente per traffici illegali di legname, si arriva ai piedi della sesta montagna al mondo per altezza, il Cho Oyu alto 8201 m.
Il Cho Oyu si trova al confine tra Nepal e Tibet, ma l'avvicinamento avverrà dalla parte del Tibet per arrivare direttamente nelle vicinanze della cresta Nord-ovest, quella da noi scelta per l'ascesa. Statisticamente questa montagna offre meno resistenza all'ascesa nel periodo pre-monsonico, cioè in primavera, mentre nel periodo da noi scelto, cioè nei primi mesi d'autunno, periodo post monsonico, si trovano più difficoltà dovute all'irrigidimento delle temperature e dal fatto che sui pendii si accumula più neve. La prima ascensione in assoluto fu portata a termine il 19 ottobre del 1954 dai fortissimi austriaci Hebert Tichy e Sepp Jochler e dal nepalese Pasang Dawa Lama. Mentre, la prima ascensione italiana fu intrapresa da Reinhold Mesner e Hans Kamerlande nel 1983.
Questa zona della catena himalayana è una delle più belle e famose del Tibet in quanto a soli 30 km di distanza si staglia la montagna più alta del mondo l'Everest (8848 m).

Montagna: ill Cho OyuLa Montagna
Il Cho Oyu, Quwowuyag per i tibetani, Delle quattro vie da cui la montagna è stata finora salita, la più frequentata resta il versante tibetano, quello di nord-ovest, lo stesso dei primi salitori.

Curiosità
IL Nel 1954 i due austriaci aprirono la via Nord-ovest che poi si rivelerà la più ambita tra le spedizioni. In seguito, nel versante Tibetano, sono state aperte tante altre vie, tre delle quali sono eccellenti vie di difficoltà tecnica. La parete nord, alta 2000 m scalata da una squadra di Sloveni, la parete ovest e la cresta ovest aperta dai Polacchi.
La parete ovest fu aperta e conclusa in soli due giorni compresa la discesa sulla cresta Nord-ovest nel 1990, dall'inarrestabile trio composto da Kurtyka, Troillet e Loredan.


Relazione di salita
Aperta dagli austriaci di Tichy nel 1954, la via si snoda lungo il versante nordovest e presenta un paio di punti mediamente "tecnici", costituiti da una fascia rocciosa e da un "muro" di seracchi, le cui condizioni variano a seconda dell'innevamento e delle stagioni. Il plateau terminale costituisce un impegno soprattutto dal punto di vista psicologico, essendo veramente vasto e richiedendo una lunga progressione. Richiede particolare attenzione in caso di nebbia o cattiva visibilità : perdersi sul plateau può costituire l'unico vero rischio della montagna. Per questo quasi tutte le spedizioni predispongono delle bandierine per marcare la traccia in caso di maltempo. Si tratta comunque di una magnifica salita, mai banale, di grande respiro e con panorama mozzafiato sul vicinissimo versante nord dell'Everest.
Dal ghiacciaio Gyabrag, si sale una facile morena e una cresta rocciosa fino a quota 6446 m. Poi, si segue lunga e facile cresta nevosa fino alla seraccata. Le condizioni possono variare ma, negli anni recenti, questa bariera è stata superata attraverso un buco lasciato da un seracco crollato.
A partire da quota 7000 m un tiro su neve, di facile inclinazione e tendente a sinistra, permette di accedere agli ultimi lunghi tiri nevosi che portano all'altopiano sommitale. Solamente quando ci si aprirà davanti agli occhi lo splendito panorama che vede sullo sfondo come cornice perfetta l'everest e in basso la lontana via commerciale del Nangpa La capiremo di essere arrivati in cima al Cho oyu ad una altezza di 8201 m.


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