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Gasherbrum II2001



Intervista


Daniele, sò che questa avventura in Himalaya è stata molto dura e non poteva essere altrimenti data l'eccezionalità dell'impresa. Per cominciare dove siete stati e quando siete partiti.

<La spedizione Appennino 8000 Gasherbrum II 8035 mt è partita il 29 giugno 2001. Il viaggio in aereo ci ha portati fino ad Islamabad, Pakistan, successivamente sbrigate le pratiche burocratiche, ci siamo spostati prima in pullman e poi in jeep sulla Karakorum Highway, un natsro di asfalto che unisce il Pakistan scavalcando il "Tetto del Mondo", il passo Kunierab 4900 mslm. La strada lunga circa 1180 km ripercorre la via della seta e subisce frane ed interruzzioni una volta alla settimana per le continue frane dovute alla forte spinta a valle dei ghiaccaii del Karakorum. Il Cuore del Karakorum ( ' pietre nere ' in lingua Baltì ) è il nostro obbiettivo, là dove risiede il Gasherbrum II. Per raggiungerlo abbiamo percorso circa 700 km sulla K. highway e circa 9 giorni di trekking passando attraverso Ascole, Pajiu, Concordia di fronte a sua maestà il K2, sul Ghiacciaio del Baltoro che si estende per ben 54 km ed infine al campo base del GII a quota 5100 mt. Qui terminano le avventure dell'avvicinamenrto e comincia la vera scalata alla montagna.>

Tenda del campo base Campo base 5100 mt, tenda personale e bidoni per il trasporto materiale.

 

Non sono mancati momenti particolari.....

< Durante questi mesi , spesso mi è stato chiesto di raccontare le difficoltà incontrate, e la cosa più difficile da spiegare è stato far capire come a volte un banale errore si possa pagare con la vita. In questi luoghi, durante il Trekking, per non parlare poi dell'ascensione vera e propria, la solitudine regna sovrana l'assenza della civiltà che a noi è più familiare, il trambusto di ogni giorno vissuto in Italia, svaniscono, e con loro anche tutti i pregi, non solo i difetti. Farmacie, ospedali, prontosoc-corso sono utopia in questi luoghi, ed è merito del nostro medico Mimmo Di Bartolomeo, a cui và il mio più sentito grazie, che abbiamo potuto fronteggiare tutte le piccole calamità. Ovvio che i medicinali erano al nostro seguito portati dall'Italia.>

C'è stato un evento in partico-lare?

< Purtroppo sì. Durante il Trek di avvicinamento, uno dei portatori al nostro seguito ha preso fuoco. E' dura dirla così ma è cio che è successo. Le ustioni riportate sono state valutate del 50%. Potete immaginare come ci si possa sentire a migliaia di km dal più vicino centro abitato, con una persona in fin di vita da curare. Ho apprezzato tantissimo il sangue freddo di Mimmo, che con perizia ha curato al meglio lo Sherpa>

Portatore Concordia, portatore (sherpa).

 

Come è successo?

<Gli Sherpa per cucinare utilizzano dei fornelli con serbatoio cilindrico, alimentati a Kerosene. Per far si che la fiamma sia costante mandano in pressione il tutto con una pompa. Purtroppo per lo sventurato, mentre mandava in pressione il sistema, il tappo del serbatoio si è aperto facendo fuoriuscure il kerosene in pressione che lo ha travolto. La sua sfortuna è stata avere il fornello acceso.........>

Roberto delle Monache con il portatoreSherpa al campo 2 prima del rientro al CampoBase. Roberto delle Monache con il portatoreSherpa al campo 2 prima del rientro al CampoBase.

 

Cosa avete fatto?

< Tutta la squadra si è messa all'opera. Silvio e Roberto hanno costruito la barella per il trasporto, io ho aiutato Mimmo nella pulizia e nella cura dello sherpa. Gli abbiamo tagliato i vestiti e poi cosparsa della crema contro le ustioni, lo abbiamo bendato con le garze che avevamo a disposizione. Più volte ho avuto la tentazione di allontanarmi, ma la mia coscienza non me lo ha permesso. Per me è stata molto dura. Quella seraè arrivata troppo in fretta. L'elicottero non è potuto partire ed il dramma è stato superare la notte. Credo che un Europeo non ce l'avrebbe fatta a superarla ,questi uomini hanno una tempra fortissima. Fortunatamente la notte è passata ed è stato portato al campo precedente dove c'erano i militari. Solo più giorni dopo veniamo a conoscenza del fatto che l'elicottero non volle partire ed arrivò due giorni più tardi. Qui la vita ha un costo molto basso. Al nostro ritorno a Skardu, gli sono stati lasciati dei soldi e delle medicine, >Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

< Da una parte una grande sensazione di impotenza di fronte a certi avvenimenti dall'altra una grande dimostrazione di forza da parte dello Sherpa >

Il K2 Il K2 , CHO GO RI nella lingua baltì, 8611 mt, salita per la prima volta da Compagnoni e Lacedelli nel 1954, vista da Concordia.

Tu hai avuto problemi?

< Sì anche io sono stato male. Come vi ho detto di particolari medici ce ne sono stati diversi. Per quanto mi riguarda, ho avuto una forte dissenteria dopo Pajiu a circa 3500 mt. Le cause ad esperienza acquisita credo siano dovute a tanti piccoli episodi. Tra i quali l'alimentazione che non è stata nei giorni precedenti la mia preferita,anzi per me la peggiore a base di spezie, e la difficoltà a bere acqua pulita. L'acqua veniva bollita e distillata ma era pur sempre ...... Altro episodio è stata la caduta in un torrente mentre effettuavamo un guado. Attraversando su dei massi, ho messo il piede fuori binari, purtroppo non mi sono capito con uno sherpa mentre ci incrociavamo, e con mio disappunto sono affondato fino al petto. Potete immaginare, completamente accaldato con temperatura dell' aria intorno ai 30 gradi, tuffarsi in un torrente che esce dal ghiacciaio. Ricordo una forte botta allo stomaco. Ed in fine il forte sole mi ha procurato una piccola insolazione . Ho applicato la sera della crema antiscottatura sulla pelle ma ho comunque riportato delle piccole scottature, il danno era fatto. Il tutto successo in quei giorni che mi hanno visto arrivare a concordia circa 4600 mt. E qui interviene la quota su un corpo gia debilitato dalla dissenteria. >

Che rimedi avete preso?

< E' stato necessario per me fermarmi. Sono stato molto male tanto da pensare di essermi giocato la spedizione per delle disattenzioni, mancanza di esperienza. Ma sono stato tenace e fortunato. Sono rimasto a Concordia un giorno in più mentre i miei compagni raggiungevano il Campo Base, ed ho fatto tappa intermedia ulteriore per raggiungerli.Al C.B. sono stato fermo alcuni giorni, anche forzatamente visto le condizioni meteo disastrose, a 5100 mt del C.B. nevicava. A concordia sono rimasto con tre portatori Sherpa di esperienza, tra cui due parlicchiavano l'Inglese, una tenda per me ed una tenda mensa che avevamo di scorta per il ritorno dei Trekkers.>

Il Gasherbrum II Il Gasherbrum II 8035 mt, con il Gasherbrum IV alla sinistra 7980 mt, visti dal campo 1 a 5800mt.

 

Credi che possa essere stato male di montagna?

< Penso che in parte lo sia stato, ha trovato l'organismo debilitato dalla dissenteria e quindi terreno fertile per infiltrarsi. Con Mimmo il dottore , abbiamo parlato molto di questo e lui crede che sia stato mal di montagna di primo grado,facevo molta fatica a respirare. Successivamente, terminata la dissenteria, ho notato un miglioramento netto, tanto da permettermi di arrivare in prossimità dei 7000 mt senza avere nessun disturbo in particolare, anzi, sono molto contento di aver fatto questa prova e di aver riscontrato che le mie possibilità in quota sono buone. Con Mimmo siamo arrivati alla conclusione che necessito come molti giovani di un pò più di tempo per acclimatarmi, ma una volta acclimatato.......>

Come mai "solo" 7000 mt, raccontaci la scalata?

< La scalata è stata molto dura, ma non molto di più di quello che mi aspettavo. Per me, dato che ero alla mia prima esperienza extraeuropea per di più ad un 8000, il test che non potevo prevedere a casa era l'altissima quota, ovvero ci sarebbero delle possibilità ma non le abbiamo ritenute necessarie. Come squadra ci siamo allenati duramente per un anno. Personalmente non ero maistato così allenato fisicamente, un 8000 si fà prima con il fiato e poi con tutto il resto. Credo che una buona tecnica di base è fondamentale,senza la quale ci si può fare molto male in determinate situazioni. Peccato che il sovrapporsi di circostanze negative non mi hanno permesso ti tentare la vetta, ma per me è stato comunque un grande traguardo aiutare la squadra al raggiungimento dell'obbiettivo comune ed arrivare in prossimità dei 7000 mt.>

Quali circostanze?

< Con il maltempo che incombeva in continuazione e per una serie di coincidenze negative, al campo 2, avevamo solo una tenda da tre posti.Ed è stato compito mio attendere un giorno di più al C1 per permettere a Roberto e Claudio insieme ai due portatori d'Alta Quota di dormire al campo 2. Il giorno dopo con degli spagnoli con cui ho fatto amicizia ,mi sono spostato al C2, mentre gli altri partiti dal C2 la notte raggiungevano il C3. E poi l'acclimatazione del gruppo non era perfetta, a parte Silvio tornato dall'Everest a maggio, è un 'fuoriclasse', e Roberto che ha risposto in modo perfetto alla quota e inoltre tornato dalla vetta dell'Aconcagua a gennaio, un ragazzo molto in gamba. Mi è dispiaciuto molto di più per lui che per me, sono certo che se le circostanze lo avessero permesso ce l'avrebbe fatta, meritava sinceramente che il tempo gli concedesse quelle ore per realizzare un sogno comune.>

Cosa avrebbe significato questo nella tua strategia di ascesa?

< Per ottenere una acclimatazione migliore, arrivare al C3 senza rimanere a dormire la notte, per poi ridiscendere al C1 o addirittura al CB per rigenerarsi. A quel punto avrei avuto i dati necessari sulla risposta del mio organismo all'altissima quota per determinare se ero sufficientemente acclimatato per tentare l'ultimo salto alla vetta. Non avevo nessuna intenzione di buttare la mia vita per una montagna, ma neanche di mollare alle prime difficoltà, l'altissima quota è pericolosa se non presa con le giuste cautele. Oramai sapevo che fino al campo 2 ero acclimatato dovevo solo fare dei passi oltre e verificarmi, dopotutto per me era la prima volta e per di più senza ossigeno>

Foto di gruppo Foto di gruppo prima della partenza di Vittorio e Renato dal Campo Base.

 

Cosa vuol dire acclimatarsi?

< In altissima quota la pressione parziale dell'aria si riduce in modo drastico, ad esempio sulla vetta dell'Everest ( 8848 mt ) è esattamente del 30% rispetto a quella sul livello del mare. Vuol dire che ad ogni respiro entra una minor quantità di aria. E non solo, tutte le attività fisiologiche, vengono alterate in quanto la pressione parziale essendo differente dal normale cre scompensi all'organismo, soprattutto negli scambi al livello dei capillari. E' per questo che si formano gli edemi cerebrali e polmonari, perchè in questi scambi vi è una perdita di liquido che forma l'edema. Se si riesce ad effettuare una buona acclimatazione , l'organismo ha il tempo di adeguarsi a questi cambiamenti, aumentando battito cardiaco, ventilazione, globuli rossi nel sangue etc. e cio permette di non far formare gli edemi. Questo però per quanto ne sò vale fino ad un certo punto, dopodichè l'organismo non è più in grado di auto adattarsi completamente e quindi si entra in una zona di non-ritorno, la linea di confine al di là della quale l'uomo non può sopravvivere a lungo ed è individuata all'incirca con 7300 mt 7500, la cosiddetta linea della morte.L'organismo si adatta poco alla quota. Con questo non voglio dire che al di sotto si sopravvive indefinitamente, si è sempre in condizioni estreme, ma quello è il punto critico, al di sopra solo organismi perfettamente allenati e psicologicamente determinati riescono a realizzare lo sport dell'alpinismo.Una cattiva acclimatazione in altissima quota porta la morte, ed io alla mia prima essperienza non avevo nessuna voglia di passare il limite senza essere certo di avere una acclimatazione perfetta, poi ci ha messo lo zampino il tempo e non ho avuto la possibilità di scegliere ci saranno altre occasioni >

Silvio Mondinelli amico e compagno di spedizione raggiunge la vetta del GII 8035 mt. Silvio Mondinelli amico e compagno di spedizione raggiunge la vetta del GII 8035 mt.

 

Una volta arrivato al C2 con gli Spagnoli cosa è successo?

< Mi sono reso conto che le condizioni della montagna nonerano eccezzionali. Lo sapevamo già in precedenza , ma a quel punto era evidente. Quello stesso giorno ero con i Kazaki nella nostra tenda e loro erano collegati via radio con Denis Urubko e la squadra dove c'era anche Silvio e da li mi sono gustato in diretta la sua ascensione, via radio, fino a quando successivamente l'ho saputo al C1. Aveva scalato anche il Gasherbrum 1 8068 mt, fuori da ogni portata, un vero fuoriclasse. >

Daniele sul ghiacciaio prima del Campo 1 a 5800 mt Daniele sul ghiacciaio prima del Campo 1 a 5800 mt.

 

Quindi siete arrivati in vetta?

< Silvio ha salito il GII giorni prima sfruttando la sua enorme esperienza ed il fatto che era di ritorno dall'Everest a Maggio, veva anche il permesso di ascensione del GI e non se l'è lasciato scappare, una prestazione a livello mondiale, l'ho visto all'opera quel poco che basta per capire che è un fuoriclasse anche se sarebbero bastati i numeri delle sue ascensioni..>

Quando hai capito che la spedizione era finita?

< In primo quando le condizioni meteo non miglioravano decisamente, portando molta neve al C.B. , lasciandoci finestre di bel tempo di 2/3 giorni che non consentivano alla montagna di scaricarsi efficacemente della neve accumulata, e poi quando una valanga si è staccata da circa 7300 mt dal GI è arrivata fino ai 5100 mt del cvampo Base. >

La ritirata?

< E' suonata al campo 2. Ero con gli spagnoli. Roberto e Claudio erano al Campo 3 con i due portatori d'alta quota. Quella notte hanno tentato la vetta , ma poche centinaia di metri dal campo hanno dovuto desistere e tornare giù. La bufera e la troppa neve accumulata ci hanno sbarrato la strada. La stessa mattina avevo appuntamento con gli spagnoli per tentare la salita al campo 3. Ammetto che mi ha svegliato Pepe,io russavo come un ghiro, ma non è stata una bella sveglia. " Daniele noi scendiamo, il tempo è brutto non c'è nulla da fare, la montagna non ci vuole...'. Ho quelle parole stampate nella testa, non poteva essere brutto, doveva splendere il cielo sereno e dovevo vedere le stelle, ma non fù così. Erano le tre del mattino e mi ci vollero delle ore per rassegnarmi all'idea che stavo per scendere verso l'Italia.Nevicava in abbondanza, e più tardi si alzò anche il vento. Ero preoccupato per Roberto e Claudio che dovevano scendere al C2 dove li stavo aspettando. Se tardavano la montagna si sarebbe caricata ancora di più di neve.>

Tratto aereo primadel Campo 2 a 6700 mt Tratto aereo primadel Campo 2 a 6700 mt.

 

Cosa ti passava per la testa in quei momenti?

< I pensieri erano tanti , quella notte una valanga si è staccata dal vicino il C2, arrivando fino al C1 ed investendo alcune tende dei Kazaki, dei tedeschi e le nostre. Alcune finirono dentro dei crepacci. Ovviamente lo scoprii più tardi ma la neve, dove era posata la mia tenda tremò la notte. Più tardi seppi anche che Silvio era dentro una delle tende, ed è stato spostato con tutta la tenda dall'onda d'urto della valanga, non è successo nulla per fortuna.Silvio era lì in discesa dal G1 .Comunque quando sai che dei compagni sono sulla montagna e che il tempo non è buono non sei mai tranquillo, ho sciolto neve, e preparavo bevande, in alta quota c'è un grande bisogno di reintegrare i liquidi..>

Un momento molto bello?

< Ne ho avuti molti. Il primo contatto telefonico con i cari in Italia. Purtroppo abbiamo avuto dei problemi con il nostro satellitare e ci siamo dovuti arrangiare con il telefono dei tedeschi al CB, che ringrazio molto per la cortesia, anche se le abbiamo pagate salate le telefonate, ma sono state vitali!!! Poi quando Silvio insieme agli amici Baschi ha raggiunto la vetta del GII, al C.B. abbiamo fatto una festa, aprendo le uniche bottiglie di vino che avevamo con noi. E' stata festa grande, nel pieno dell'euforia. E' stato bello mettersi in pieno contatto con la squadra, in particolar modo ringrazio Vittorio che mi è stato sempre vicino, non per altro Team Manager della spedizione e per me grande amico. E' stato dolorosa la partenza di Renato e Vittorio, al termine del trekking di avvicinamento, fino ad allora vevamo condiviso l'avventura il gruppo si divideva di nuovo. E poi sono indescrivibili le emozioni che ho provato a contatto con queste popolazioni. Emozioni delle più disparate. Il contatto con i bambini dei villaggi più interni del paese è stato fortissimo, non hanno nulla al nostro confronto eppure hanno l'aria serena, di chi affronta la vita con amore, senza contare che mi sono trovato faccia a faccia con le montagne più alte e più belle al mondo>

Ritorniamo al C2, la discesa?

< E' stata un'avventura. Nell'arco di pochi giorni ci siamo ritrovati a Skardu , avevamo tutti una gran voglia di tornare a casa. Grazie all'aereo che ha potuto decollare per chissà quale preghiera, in poche ore eravamo ad Islamabad, questa volta sorvolando e non percorrendo la Karakorum Highway e poi di nuovo in Italia , si può dire di aver fatto un ritorno fulmineo. Tutte le coincidenze sono state prese. L'emozione è stata fortissima a fiumicino, abbracciare di nuovoi miei dopo 45 giorni di assenza >

Daniele con l'amico Pepe, Spagnolo al Campo 2 a circa 6700 mt Daniele con l'amico Pepe, Spagnolo al Campo 2 a circa 6700 mt.

 

Raccontaci un immagine cara?..

< Camminavo a testa bassa immerso nei pensieri, nel momento in cui la alzo vedo una bimba che con in braccio il fratello minore, mi guardava con due occhi giganteschi, immersa nei campi di grano, ero al ritorno, mi erano rimaste delle penne e gliel'ho regalate, e loro hanno regalato a me il sorriso più bello che abbia mai visto. Per questo stimo Silvio, perchè oltre all'alpinismo ha saputo regalare a queste popolaziioni qualcosa di grande. Oggi è impegnato in Nepal e Tibet nella costruzione di scuole ed ospedali insieme a Renato ed agli amici del Monte Rosa>

A chi dedichi questo viaggio?

< Lo dedico atutti gli amici che mi sono stati vicini durante gli allenamenti, durissimi, ed in particolar modo alla mia famiglia, che oltre ad avermi sostenuto mi ha anche sopportatato per tutti questi anni.>

Mimmo Di Bartolomeo a casa di uno dei portatori Sherpa che ci ha accompagnati fino al Campo Base. Mimmo Di Bartolomeo a casa di uno dei portatori Sherpa che ci ha accompagnati fino al Campo Base.

 

Progetti futuri?

< La sottosezione del Club Alpino Italiano mi ha concesso tutta la sua fiducia e mi ha incaricato di organizzare una spedizione per il 2002, partire di nuovo con destinazione uno degli 8000 del Nepal o del Tibet, stiamo decidendo con degli amici del Nord fra Cho Oyu, Shisha Pangma e Manaslu.>

Da dove nasce tutta questa voglia di fare della montagna la propria vita, perchè e questo quello che stai facendo vero?

<No, assolutamente. La mia vita è costellata da tantissimi impegni, sia con il lavoro che con l'università, conto di laurearmi prima o poi. Però l'alpinismo ed in particolare la montagna vissuta in tutti i suoi aspetti, che siano arrampicate o passeggiate o sciate, rappresenta il mio modo di dire che amare con passione le cose ci porta verso i nostri desideri. L'Alpinismo per me rappresenta la libertà di esprimersi in un ambiente rispettandolo, ed è proprio la passione e la sincerità che porto in questa disciplina che mi rende felice. Da qui nasce la voglia e la forza di andare e spingere sull'accelleratore, per fare le cose sempre in modo migliore. La spedizione del 2002 sarà il mio impegno a portare questa realtà in una provincia che è più avvezza al mare, per la sua vicinanza, che al magnifico scenario dei monti. Mi piace il mare allo stesso modo di quanto amo la montegna, la mia è sata solo una scelta ben precisa.>

Bambini incontrati durante il Trekking di avvicinamento. Bambini incontrati durante il Trekking di avvicinamento.

 

Salutaci..........

<Ritengo che fra tutte le cose importanti nella vita, scalare le montagne della sincerità, la capacità di mmettersi in gioco senza strafare, umiltà, il coraggio di capire quando è ora di chiedere aiuto, quando il momento di ritirarsi, saper affrontare la sfida di tutti i giorni , saper ammettere di aver sbagliato anche quando davanti a noi si pone l'ultima delle persone che crediamo possa insegnarci qualcosa, ecco, credo fermamente , che queste sono le sfide estreme, molto più di un 8000 Himalayano, che tutti i giorni affrontiamo ed ammiro coloro che ogni giorno mettono da parte se stessi per dedicare il loro tempo a chi ne ha bisogno. Sognare è bello, e possiamo farlo anche a casa, non solo in Himalaya, questo è il messaggio che porto con me ogni volta che con passo leggero salgo sui monti.>


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