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Mountain Freedom, Free climbing, Alpinismo, Arrampicata Escursioni. Mountain Freedom, Free climbing, Alpinismo, Arrampicata Escursioni.

MF Makalu 2006




News 5 giugno campo base Italia.

Italia. Italia. Italia.
Comincio ad allenarmi per il tifo dei mondiali, seduto sulla poltrona di casa con il frigo sempre pronto. Per ora niente più sacchi a pelo, ne tende piene di brina, ne tantomeno 10 gradi sottozero appena il sole tramonta. Sono in Italia. Mentre a Doha salutavo il Panzeri ed il Bernasconi e la combriccola incontrata per strada Meraldi e Giovannini ed i due Bergamaschi che hanno scalato l’Everest, cominciavo veramente ad assaporare l’aria di casa. Check in per Rome. Mostro il biglietto, mi lasciano la boarding pass, 31K il mio posto vicino all’oblo. Chiudo gli occhi e mi sveglio poco prima dell’alba. Dopo un po’ sulla mia visuale l’appennino, praticamente passo sopra casa, poi l’aereo vira per mettersi in posizione e mi godo il panorama su ostia, sul mare, le spiagge desertiche della mattina ed infine un sobbalzo sulla pista e l’aereo parcheggia. Mezz’ora dopo ero tra le braccia dei miei. Salgo in auto, accendo il motore e mi ritrovo a casa in un batter d’ali. Tutto è come prima a parte gli alberi che ho lasciato spogli e ritrovo spumeggianti di verde. Bene termina anche questa avventura anche se ho un po’ di carte da sistemare, come sempre non riesco nell’immediato a pensare al passato la mia mente è già proiettata al futuro…ora… e mi viene da ridere. E’ vero, è una spedizione che per me è partita male, sin dall’inizio problemi fisici. In fondo per me il makalù doveva essere una prova importante per realizzare il mio più vero e grande sogno. Il più grande di tutti. E vi sembrerà strano ma stà gia prendendo lo spazio che merita, ma questa è un'altra storia…. Il Makalù mi lascia pieno di idee, ricordi che ogni tanto trovano spazio e coraggio di mostrarsi alla mente, le salite al Makalù là, il trekking nel profondo Nepal, i momenti di incertezza nella salita, … e tante altre cose. Una bella esperienza con gli alpinisti incontrati e soprattutto con i due amici di spedizione. Rimane tanto dentro, anche un po’ di delusione, un po’ di rammarico inutile negarlo. Il dottore a Kathmandu mi ha detto “ Hai due o tre costole incrinate molto probabilmente per colpa della tosse, una piccola infezione polmonare causata dall’Asma, una spalla semi lussata, se fossi salito non so se saresti tornato…” e ride, mi dà una pacca sulla spalla ed aggiunge “ buon rientro in Italia!” , “Grazie…”.

La cosa più bella che mi torna in mente in questo momento è il sorriso di un bimbo che ho incontrato dopo il rocambolesco atterraggio dell’elicottero vicino Lukla. Non avevo la macchina fotografica a portata di mano e me lo sono gustato così come è apparso. Un bimbo sui 4-5 anni, scalzo, con un vestitino tutto sgualcito e sporco di terra e fango che correva verso la scuola. La scuola e sita su di una collina sopra Lukla a circa 40 minuti. Lui imperterrito senza curarsi di nulla correva sul sentiero. Ad un certo punto senza neanche capire perché, inciampa e cade a faccia avanti sul sentiero. Senza di nulla curarsi, quasi come fosse un gioco si alza, batte con le mani il vestitino blu lasciandolo più sporco di prima, sorride, sorride ancora e comincia ad inerpicarsi sulla scala di sassi a pochi passi da lui. In pochi attimi scompare alla mia vista.

Voglio ringraziare tutti gli amici che mi sono stati vicini in questi 77 giorni di spedizione. Il Makalù cima o non cima è stato veramente duro quest’anno. In fondo abbiamo lavorato tutti per lo stesso traguardo e la cima del Panzeri e del Berna la sento anche un po’ mia. Voglio ringraziare gli amici vecchi e nuovi perché hanno saputo sostenermi nei momenti difficili, e spingermi in alto nel momento giusto. Voglio ringraziare la mia famiglia perché è il miglior staff che un alpinista si possa ritrovare a casa e nella vita quando è in spedizione e per tante altre cose. Voglio ringraziare i caciottari della Mountain Freedom perchè ci sono SEMPRE con la loro straordinaria voglia di vivere la montagna anche partendo dai Lepini!!! Voglio ringraziare anche il Berna ed il Panzeri per la loro straordinaria bravura in montagna.Grazie a tutti voi.

Infine voglio ringraziare tutti gli amici e sponsor che hanno sostenuto questa spedizione e tutte le attività della ASD Mountain Freedom:

SELCON Elettronica,

TEMPESTA

OUTDOOR Italia

SPORT85

GRUPPO DB De Bernardis

Spring Time 2

Il Simposio

Executive Latina

Panservice Intenetworking

Computer Prodotti

Foto Ottica Zema

Ferrino

Lowe Alpine

Come sempre un punto di arrivo è anche un nuovo punto di partenza.

Per ora un po’ di riposo, qualche cenetta con gli amici, qualche bel momento di riflessione per maturare l’esperienza e poi chissa, magari cominceremo a sognare la montagna più bella ed affascinante di tutte…già la vedo, un perfetto triangolo di rocce e ghiacci!!!

A presto Daniele.

News 2 giugno Kathmandu.

Il silenzio, a volte nasce dal desiderio di chiudere agli stimoli esterni i sensi e proiettarsi per qualche momento nello spazio privo di stimoli. Esiste? Siamo stati a Lukla 5 giorni,fantastici e terribili allo stesso tempo. Il primo ed il secondo giorno ha fatto brutto tempo, cosa vuoi farci i voli non arrivano ne tantomeno decollano.La pista e' lunga 240 m, in discesa se vuoi partire, il posto e' militarizzato ed ad un'altezza di 2800 m. Il terzo finalmente li' davanti tra la pista ed una casa si intravede uno spiraglio, gli aerei arrivano, noi siamo con la Yeti airlines. Il primo aereo parte, il secondo pure, il terzo poi il quarto finalmente e' della Yeti. Il prossimo e' il nostro... arriva voce che il nostro unico aereo che fa la spola deve andare prima a pokhara e poi rientrare. Passano due ore di impaziente attesa dalle 4,30 che ci siamo alzati. sembra quasi di sentire l'aereo, le nebbie si alzano per mezz'ora, l'aereo torna indietro a Kathmandu, il volo e' cancellato. Ora il meteo e' buono ma le speranze finiscono. Quarto giorno e non c'e' verso di spuntarla prima devono partire i maratoneti. Tutte le compagnie arrivano con due voli paralleli, la Yeti con uno solo che deve tornare a Kathmandu e poi venirci a prendere ancora una volta a pochi km da Lukla l'aereo e' costretto a tornare indietro nell'ora di attesa il meteo si chiude. Ironia della sorte dopo una gigantesca sfuriata contro la compagnia del sottoscritto per capire perche' non abbiamo avuto la precedenza tutto si smuove, ci cambiano compagnia. La mattina seguente, la mattina del 5o giorno arrivano per primi due aerei della Yeti e poi tutti gli altri.incredibile, inverosimile!!! Dopo che nei precedentti due giorni, e nella mattinata sono partite piu di 200 persone tutte arrivate dopo di noi, finalmente riusciamo a mettere piede sull'aereo ed ad arrivare a Kathmandu. Questa la [parte terribile. Ma come tutte le cose c'e' anche il rovescio della medaglia. Noi 8 della comitiva veneto-lecchese-sezzese romana ci siamo veramente divertiti a raccontarci la nostra vita, le nostre avventure ed a spettegolare sulla vita e sull'alpinismo. Ne e' uscito di tutto anche piu di 150 birre consumate...ooopopsss non dovevo dirlo? Ho avuto il piacere di conoscere quelle fantastiche persone che sono il Claudio "Il Maestro" o anche detto "Il Libano", poi il Vielmo detto anche "Il terribile", Stefano detto "Il gladiatore", Andrea " Er sorcio" e poi ancora Davide detto "Hilary" e poi Bernasconi detto "Il freddo" e Panzeri detto "Il mitico" ed infine mi sono conosciuto un po' meglio anche io detto " Il romoletto". Inevitabilmente si e' parlato anche dei progetti futuri...con una certa voglia di partire assieme.Chissa cosa ci riservera il futuro. A kathmandu abbiamo anche incontrato Carlos, la Nives e Romano e Luca Vuerich con cui abbiamo passato un altra bellissima serata. Rimessi in sesto siamo pronti per tornare a casa e se tutto va bene domani sera noi tre prenderemo l'aereo per doha e poi i miei compagni per milano ed io per roma.

A presto Daniele

Video "La Fiaccola Olimpica in Vetta"
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Per Gentile concessione di Mario Vielmo. Tutti i diritti sul video sono riservati ed è vietata qualsiasi rirpoduzione e diffusione se non autorizzata dall'autore.

News 28 maggio Lukla

 

Sopravvissuti. Questo e' il termine giusto per dscrivere l'atterraggio di emergenza fatto su di una piazzola in piena valle del Kumbu. Parole del capitano e pilota dell'elicottero russo"Sono rimasto sorpreso anche io, siamo partiti che il meteo era accettabile, al ritorno mentre superavamo il passo il caos. Nebbie, nuvole e raffiche di vento, ho dovuto superare Lukla e fermarmi sulla prima piazzola che ho avvistato sulla montagna....". E' cosi che il trekking lo abbiamo fatto. Si, per raggiungere lukla dallo scosceso lato destro della valle del kumbu che porta fino ai piedi dell'Everest. Domani prenderemo l'aereo e salvo imprevisti arriveremo a Kathmandu mentre tutto il materiale del campo base in questo momento sta facendo a ritroso il trekking insieme allo staff per rientrare a Tumlingtar e poi a Kathmandu.

A presto Dan

Video Vetta del Makalù

Clicca qui per scaricare il file

Per gentile concessione di Mario Panzeri.

News giovedi 25 maggio BC Makalù.

Tutto sembrava perduto. Eppure qualche giorno fa abbiamo trovato il coraggio ancora una volta di salire. Salire verso i campi alti per tentare di trovare la gioia infinita che l’alpinista prova quando riesce a coronare il suo sogno, cavalcare la cima di una montagna. Nel nostro caso non una montagna qualunque, ma il Makalù, Il grande Nero. Con i suoi 8463 m e la via di salita complessa ed articolata ci ha fatto sognare qui al Base per due mesi interi. Ci ha stregato a casa con le sue forme geometriche di pareti e pinnacoli e ghiacciai sospesi. Cos’è successo! Semplice, siamo saliti a Campo 1, poi a Campo 2, qualcuno è andato diretto a campo 3. Il giorno dopo mentre gli altri li raggiungevano a campo 3 quelli di campo 3 hanno fatto un mini tentativo tracciando circa 200 m del canale iniziale e dopo? Dopo è successo che tutti assieme, esattamente il 24 maggio siamo partiti alla volta della cima e solo 5 di noi sono riusciti nel loro sogno di arrivare in cima Panzer, Berna, Renzo, Angelo e permettetemi Mario Vielmo con la Fiaccola della pace!!!! Grandioso. Dopo due anni il Makalù concede la sua cima.

Questa mattina mi sveglia la voce di Claudio dalla sua tenda a 100 m da me, attraverso la radio “Daniele sono al campo 3 e stanno tutti bene, mi hanno fatto fare la notte in bianco….” , “ Io Claudio invece ho dormito…” si, sonni agitati. Ho sollevato il monitor del PC e mi sono visto riflesso nello schermo. Non ho voluto guardare la mia immagine quasi mi vergognassi di me stesso. I pensieri continuano ad affollarsi, continuano a scendere quelle gocce di rugiada di chi ha fallito, di chi ha usato tutte le sue forze per riuscire ma non ce l’ha fatta. Ancora un passo continuavo a ripetermi, ancora un passo e mentre lo dicevo uno dietro l’altro i passi si susseguivano veloci. Ed ecco di nuovo la tosse apparire, spasmi forti e secchi. Quella mattina del 24 maggio non la dimenticherò mai più. Avevo calcolato che il mio corpo poteva resistere ancora 3 o 4 giorni in quota La tappa di spostamento forzata da campo 2 a campo 3 mi aveva fatto perdere un giorno. Continuavo a ripetermi che potevo farcela e non mi rendevo conto quanto era assurda quella mia pretesa. Prima di disfarmi completamente avevo calcolato 4 giorni al massimo. Una settimana prima ero sceso tracollante dal Makalù Là con un nuovo principio di Asma. E non mi era bastato. Ora ero di nuovo in alto, con un puntuerolo infilato dietro la schiena fino ad arrivare ai polmoni. Con la tosse che mi accartoccia i Polmoni fino a farmi prendere i crampi agli addominali. Solo ora qui al campo base mi rendo conto di quanto abbia desiderato salire su questa montagna. Di quanto io l’abbia sognata e bramata, al punto di non riuscire più a distinguere la realtà dai fatti da quelli sognati e creati appositamente per me. Il mio fisico in questa stagione non era pronto ad affrontare quell’ultimo salto verso la cima che tanto avevo sognato. Ancora adesso mi immagino nuovamente nel ritentare, nel risalire ancora quel passo, attraversare il plateu, arrivare a campo 3, svegliarmi la mattina e risalire la seraccata ed ancora nel canale dei Francesi la cresta poi l’anticima e poi ancora….infine…la cima. Ogni volta che penso questo così intensamente, ora che so tutto essere finito, il mio corpo si contorce, tossisco e sento quel puntuerolo conficcarsi ancora di più. Ho deciso di scendere quando poco sotto gli 8000 m dopo l’ennesimo spasmo di tosse con relativa espulsione di saliva, a terra ho visto fuoriuscire plastichina con tracce di sangue. Sul momento ho fatto finta di nulla. Qualche passo dopo sono tornato alla ragione “Quale bugia ti stai racontando pur di andare avanti? Ma lo vedi cosa ti stai combinando per questa ossessione? “. Quanto ho desiderato questa cima ? Quanto ho donato a questa montagna di me stesso? Sono tornato a Kathmandù, chiunque altro se ne sarebbe tornato a casa, invece no ho preso antibiotici, cortisonici e quant’altro e sono tornato. Ho avuto un altro attacco, sono sceso “per il rotto della cuffia” e di nuovo sotto con le medicine per tentare ancora una volta sapendo che avrei avuto al massimo un quattro giorni per la scalata prima di “sfasciarmi”. Ma a quale follia può portare il desiderio? Quanto in là si possono spostare i limiti ? Sono stato sempre un fautore dello spostare il limite più in là, mentale per capire esattamente come stanno le cose, fisicamente per riuscire a fare con il proprio corpo quello che si pensava non fattibile, unire le cose per creare una sinergia che vada ancora oltre, oltre quello che effettivamente è comprensibile, e che a volte porta l’uomo a fare cose grandiose. Ma la domanda è cosa succede oltre quel limite? Se si và troppo oltre? Se diventasse tutto questo non il superamento dei propri limiti ma follia? Semplice, qui si muore. Morire non è più solo un verbo astratto che lascia il suo significato alla comprensione di ognuno di noi, diventa realtà. Sull’Everest quest’anno sono morte 10 persone. Una che in particolare che mi ha colpito ha salito la cima con la moglie nel scendere un edema polmonare non gli ha lasciato scampo. Stessa cosa per una altro esperto scalatore, dal campo 3 è uscito dalla tenda, si è accasciato a terra tra le braccia di un amico ed è morto di edema polmonare. Solo ora mi rendo conto verso quale follia stavo portando me stesso. Qualche passo dopo tutto era un po’ più chiaro. Prima di allora avevo fatto anche un altro tentativo. Ero a circa 45 min dai primi, partito un po’ tardi perché il terzo a prepararmi in tenda. Faccio degli scatti in salita per vedere se riesco a recuperare il tempo perso. Le gambe vanno, non ho mal di testa, ne particolari ansimi, ma puntualmente comincio a tossire con spasmi così forti da farmi torcere gli addominali. Arrivato nel fatidico punto mi rendo conto che il problema è interiore. Sapevo che saremmo dovuti stare in ballo tutto il giorno, almeno 12 ore in salita e 6 in discesa. Mai come questa volta avrei indovinato. Non sarei mai riuscito a rimanere in gioco tutte queste ore. Mi sono seduto a terra e mentre riflettevo ho visto passare al mio fianco altri alpinisti. In quel momento nulla era più importante di quella decisione. Una decisione che si portave dietro tante cose. Dall’Italia, del mio vivere, di tutto ciò che mi aveva portato ad essere seduto lì.In quel momento una visione stupenda, le nuvole che dal basso coprivano tutto e sul semicerchio di visuale spuntavano l’Everest, il Lhotse, il Chomolonzo, e lì nell’infinita destra il Kandjendzonga, un immagine surreale. Mentre riflettevo, mentre il tempo passava, mentre Panzer e Berna erano lì su a tracciar per tutti, senza volerlo immagini forti dell’aeroporto mentre torno a casa ed i miei che mi aspettano lì all’uscita di Fiumicino, immagini di quando con tutti i “Caciottari” andremo a farci una grande immensa Zazzicchiata in Semprevisa, immagini di Ventotene al sole con il rumore delle onde sugli scogli continuavano a passarmi davanti con una fluidità ed una chiarezza che mai avevo visto. Quasi come se qualcuno dentro di me mi dicesse “ Hai fatto il massimo, è ora di tornare a casa prima che sia troppo tardi”. Eppure era lì. Mi sembrava di poter allungare la mano per poterla afferrare, saldarla, stringerla. Gìà mi vedevo con Panzer e Berna affrontare il canale dei Francesi, lottare contro noi stessi sulla cresta…era lì era sufficiente solo allungare la mano!!! Maledizione. Dopo qualche minuto, riesco a prendere la telecamera, faccio qualche ripresa, ripongo la telecamera e cerco le moffole. Una folata di vento probabilmente me le ha portate via ed io non me ne sono neanche accorto, beh se non ti decidi tu, decido io per te… . Rido e comincio la discesa. In 4 o 5 ore sono al base con tutte le mie cose, non male tutto sommato come tempo. Man mano che scendo il puntuerolo che ho conficcato nella schiena e nei polmoni attenua il suo morso. Ho le budella che si contorcono per la rabbia, ma che altro avrei dovuto fare? Ancora ora, sapendo che tra poco intraprenderemo la strada per casa, mentre aspetto Panzer e Berna, mi vien voglia di tirare indietro il nastro. “Fatemi riprovare, non mi piace questo film”, insieme a mille emozioni che colmano i miei occhi. Eppure lo so che rinunciando alla cima del Makalù probabilmente sono rimasto in piedi su di una cima ancora più importante, ma è dura da accettarlo comunque. C’è qualcuno che mi ha detto che ho una vita davanti, che sono giovane. E che vuol dire, questa è vita e và vissuta ora, non credo tornerò al Makalù. Un altro amico invece mi ha scritto che le sconfitte ci fanno più grandi delle vittorie. In questo momento penso che questo sia importante per capire anche come difendermi dalla mia testa dura. La domanda è, e se fosse tutta una mia scusa per giustificare il mio fallimento? E se mi fossi raccontato una serie di bufale per trovare la scappatoia alla sofferenza di continuare la salita? E se non fossi riuscito a superare i mie limiti di pensiero, se non fossi riuscito a muovere la mia macchina verso i miei obiettivi? Se mi fossi semplicemente arreso? Se … troppi!

Il Grande Nero mi ha beffato, o chissà forse sono io che ho beffato me stesso. Mi fa piacere però pensare che sia stato io a beffare il Grande Nero, gli ho fatto credere che gli sarei salito a cavalluccio ed invece…

Ora attendo con un po’ di ansia e una gran felicità in particolare Panzer, Berna e Vielmo che ho imparato a conoscere ed apprezzare in questi giorni di permanenza su questa montagna sono tutti veramente forti, bravi e complimenti. Conosco meno l’Angelo ed il Renzo della spedizione Trentina bravissimi anche loro. Un complimento particolare però và veramente a Mario Pnzeri e Daniele Bernasconi…i più forti in questa spedizione. Bravi Bravi Bravi!!!!!!!!!!!

Sono seduto qui su di un masso a scrutare tra le vele di ghiaccio l’arrivo e degli amici e non posso far altro che apprezzare il semplice fatto di essere qui. Di aver vissuto una delle più belle e grandi avventure che io possa aver mai immaginato. Ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere persone straordinarie, affascinanti e profonde. Scambiare opinioni e tanto altro. Anche se non ho raggiunto la cima, anche se l’ho sentita tra le mani e mi è sfuggita sento dentro di me una ricchezza che và oltre…molto oltre. Gli amici Veneti, si ora posso dire amici, persone straordinarie che hanno creduto, vissuto e condiviso con me emozioni e difficoltà e felicità di essere vivi e qui, di fronte al grande Nero. Aver conosciuto anche i Trentini, i due polacchi ed anche con loro se in misura diversa aver condiviso attimi irripetibili. Abbiamo visto il cinema tutti assieme a 5600 m, ridendo alle battute di DeSica fino ad emozionarci con Romanzo criminale. Sono felice perché ho potuto vivere questa meravigliosa avventura in compagnia di persone straordinarie e sono felice perché mi sento più ricco dentro…anche se un po’ acciaccato.

Ho potuto condividere con queste persone qualcosa di straordinario. La fiaccola che ha acceso i giochi olimpici di Torino 2006, ha fatto il viaggio più lungo ed alto della vita dei giochi che per eccellenza richiamano pace e fratellanza. Mario Vielmo spinto dall’idea di pace che la fiaccola riposta nel suo zaino ispirava è riuscito con uno sforzo fuori dal comune a portarla in Cima al Makalù. Ed io l’ho sentita urlare il messaggio di pace che il Dalai Lama vi ha scritto sopra a Dharmsala quando la fiaccola è stata benedetta. “Auguro a tutti gli esseri senzienti di vivere una vita di felicità”. E tutti noi stretti attorno a questo messaggio, all’idea che quando tornerà in Italia la fiaccola verrà benedetta anche dal nostro Papà ed ancora più forte urlerà il messaggio di pace che oggi la Fiaccola dei Giochi olimpici Invernali di Torino 2006 porta dentro di sé. Ed io c’ero. Io l’ho toccata e me ne sento contagiato. Tutti gli alpinisti qui al campo si sono stretti attorno a questo messaggio. Grazie Mario per aver permesso a questo messaggio di essere urlato da uno dei punti più alti della terra, per essere idealmente irradiato in tutto il mondo, Grazie.

Spero che con questi racconti, delle mie emozioni, delle cose accadono attraverso il filtro dei miei occhi e dei miei sensi, mettendomi a volte anche a nudo, sia riuscito in qualche modo a rendervi non solo la storia di quello che accade in una spedizione alpinistica ad una montagna di 8000 m, ma anche quello che spesso è tanto difficile raccontare, per vergogna, a volte per incapacità a volte semplicemente perché difficile anche solo da capire.

A presto Daniele.

Video campo 3 NEW video INEDITO

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Tutti i diritti su questo filmato sono riservati ed è vietato qualsiasi utilizzo o diffusione senza autorizzazione di Daniele Nardi, unico proprietario di tutti i diritti diretti e connessi al presente filmato ed a tutto il materiale fotografico presente sul sito www.mountainfreedom.it per maggiori informazioni o per utilizzare il materiale siete pregati di contattarci all'indirizzo info@mountainfreedom.it
Riprese realizzate da Mario Vielmo (spedizone Veneta) e montaggio di Daniele Nardi.

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News del 18 maggio

Mario Panzeri, Mario Vielmo, Daniele Bernasconi insieme a Davide, Stefano e Lakpa arrivano al Campo 3 a 7600 m. Dormono e durante la notte vogliono tentare la salita alla cima. Il forte vento della notte li ferma. Con Mario la Fiaccola della pace arrivata fino a 7600 m. Rimarra in attesa della prossima salita al campo 3 per pensare tutti assieme di portarla fino in cima per farle urlare il messaggio di pace scritto dal Dalai Lama. Spesso sullo sfondo l'Everest con il lhotse disegnano una perfetta onda su di uno spettacolare scenario di neve.

Ciao a presto ed un'abbraccio a tutti voi Dan

News 17 maggio ABC Makalù.

Il computer stamane ha fatto i capricci ad accendersi, in realtà ho scoperto che ha una sicurezza per cui se la sua temperatura è troppo bassa emette dei beep per avvertire che non è il caso di cominciare a lavorare. La buona notizia è che poi si è acceso, in fondo per stasera avevo promesso la proiezione di Cinderella Man e senza PC… Ormai è chiaro che abbiamo preso una delle peggiori stagioni meteo del Makalù. Non abbiamo mai avuto due giorni belli di seguito. Tanto più se consideriamo il bel meteo d’alta quota. Una delle cose più difficili da prevedere è il vento d’alta quota, quel vento che impedisce qualsiasi tipo di attività. Ieri mattina quando Panzer e Berna e gli amici della spedizione Veneta hanno tentato, la meteo era data buona ma è stato sufficiente un vento non bel calcolato per rendere impossibile la progressione. Stessa cosa oggi, se avessero deciso di rimanere in alto avrebbero stamane trovato forte vento in cresta, eppure per la prima volta oggi la pressione è veramente alta ed ora il vento stà calando. Ma siamo tutti qui al base. Stanchi, provati, qualcuno anche un po’ malato e forse la finestrella si stà avvicinando!!! Non ci sono belle emozioni in queste ore al base. Un po’ delusi e forse consapevoli che ce la stiamo mettendo tutta ma che forse non siamo ben sincronizzati con la montagna. Piccoli screzi tra Sherpa ed Italiani per uno specchio, la soluzione è stata gettarlo tra le rocce, una volta infranto il problema non sussisteva più. Myngma 6 volte l’Everest che un paio di ore prima di me fugge dal Makalù Là urlando “No energy, no possible, no food!” e senza possibilità di risposta fugge verso il campo base. Rimane Lakpa, il forte Lakpa che sempre con il sorriso aspetta, ascolta e traccia per il campo 3 mentre Mario e Daniele dietro con tutto il materiale sulle spalle. E ci sono arrivati al campo 3 a circa 7600 m. Dietro a testa bassa e forti anche Davide Stefano e Mario. Mario Vielmo con il compito di trasportare la vera fiaccola di Torino 2006 il più in alto possibile ed è già nei guinnes dei primati. Simbolo di pace e fratellanza. Più in alto sempre più in alto per dire che la pace non ha prezzo, nessuno sforzo sarà mai speso meglio per lanciare un altro importante messaggio di pace, da una delle montagne più alte e più belle del mondo. Su scritta la frase simbolo del Dalai Lama.

Siamo partiti per il Campo 1, abbiamo dormito e poi ancora su al campo 2 il Makalù Là. Il giorno dopo il vento ha arrestato il nostro cammino, una seconda notte e non è stato facile restare chiusi in tenda per una giornata intera e poi ancora la notte alle tre di mattina io mi sveglio e non riesco più a prender sonno. Siamo intorno ai 7300 m. Continuo a girarmi ed a tossire. Sento che c’è qualche problema e decido di scendere…la funambola discesa ve l’ho raccontata. Prima di me scende Myngma, dopo di me Andrea. Panzer Berna e Vielmo dopo un lungo briefing decidono di partire per il C3 e vi arrivano insieme a Davide Stefano e Lakpa. Ma la mattina quando disteso nel saccopelo al base aspetto un trillo dal telefono. Come quando avvenuto diversi giorni fa con Gnaro dallo Shisha. Come un giocatore di Poker, leggero sui tasti, SMS da Panzer. Apri e leggi. Dai dimmi…”Mi sa che scendiamo”. Pochi minuti prima avevo guardato la cresta, spazzata dal vento, un po’ me lo aspettavo ma speravo diversamente. Speravo di rileggere come nel messaggio di Silvio “CIMA”. A lettere grandi. Ma così non è stato. Tutto da rifare. Per l’ora di pranzo circa, Panzer e Berna sono al base. Mi raccontano e mi confermano che anche il plateu per il C3 è pieno di neve. Il canale dei Francesi potrebbe essere carico anche lui. Che Lapka ha tagliato malamente un canale e si aspettavano che venisse tutto giù.” Il pendio batte, rimbomba…non è un bel suono.” Queste le parole del Panzer. Oggi il sole splende e fa caldo, su il vento sembra calare e domani? Quando e come indovinare il giorno da cima? Non ricordo di averne visto uno fino ad oggi. Che stagione pazza. Ci giunge notizia che la forte Gelinde al nono ottomila guida un gruppo in cima al durissimo Kandjendzonga. Qualche strana notizia dall’Everest. E noi siamo qui, in attiva attesa. Io oggi stò molto meglio seppure ancora stanco e provato. Ma riesco a connettere meglio. Mi godo questi momenti di riposo, preoccupato che la finestrella di bel tempo stia arrivando e che noi non saremo pronti. Tra le tante emozioni nervose che ci stanno depauperando delle energie anche e soprattutto mentali, nasce qualche bella amicizia. Qualcuno vuole andare via, qualcuno è disposto a pagare cifre mostruose per una Coca o Pepsi, il Panzer continua a fumare, stasera il tecnico del cinema verrà per illuminarci, ogni tanto qualche barzelletta, scambi di opinioni…in fondo siamo tutti sotto lo stesso cielo di stelle…una volta una amico in Sicilia me l'ha spiegato! A presto Dan

Note. Io e Panzer ci guardiamo negli occhi e poi guardiamo ancora una volta su verso l’alto. La cima riprende a sbuffare, il cielo si increspa e diventa bianco un bianco che mira al nero… Un saluto a tutti dal Trio Panzer Berna Romoletto.

News del 15 maggio 2006
Makalù -

Ma come riesci a scrivere dal campo 3? Purtroppo ancora no, ma credo che la tecnologia ci si stia impegnando. Che cosa succede se a 7200 m in un canale piuttosto ripido vi si sgancia un rampone e voi siete attaccati alla corda con la mano e la longe? Non è questo il vero motivo per cui sono sceso dal Makalù là certo fà un certo effetto sapere che un rampone si possa essere staccato da uno scarpone. Mentre e dopo 10 m di volo attaccato con il polso con la corda aggrovigliata mentre continuavo a ripetremi "Mò se spezza mò se spezza...fate voi se la corda o il polso" e vedevo tutte le stelline innaffiate di neve mentre l'unico rampone rimasto attaccato sollevava neve mi veniva da ridere. Il pendio continuava a scendere ripido con la neve gelata. All'ombra della mattina quando ancora il sole non bacia la bianca neve. Sono al base che scrivo, quindi sono ancora vivo, scrivo con tutte e due le mani di conseguenza potrei dedurre che il polso non si è rotto. Certo è gonfio come un melone, l'orologio della Suunto ha tenuto bloccata la corda ... contro il mio polso forse è per questo che mi daranno il Nobel...nuovo discensore a mano. Ma la cosa che più mi ha divertito è che mentre scendevo a velocità folle il rampone mi seguiva a lato ghignando ed io con lui, mi dicevo "Pivello ma che razza di pivello sei...e mo se non ti và bene è solo merito tuo! L'hai stretta la cinghia, li hai controllati per bene...ahhhh....pivello!!!" Quando d'un tratto mi fermo sul pendio mentre la corda disegna un perfetto angolo sulla neve vedo che anche l'altro rampone comincia ad uscire...stavolta però riesco anche a vedere la traiettoria, mi lancio con il polso libero e riesco ad afferrarlo. Nel frattempo questo gioco mi fà perdere il guanto di piuma...lo vedo che raggiunge il rampone ghignante. Ok, ma il bastoncino che fine ha fatto? Una volta uno mi disse ma come fai a consumare tutto questo materiale tecnico, eccovelo spiegato faccio il pivello! ( certo però che stè cinghie le potrebbero pure allungare un pò... ). Sapete cosa vuol dire scendere su di una corda Koreana dell'8 mm con un polso ed una mano che non rispondono più per il freddo e per il dolore, senza piccozza, con un rampone solo, e la neve ghiacciata che si alterna a ghiaccio blu insieme ad una forte tosse mentre la temperatura invece di salire scende drasticamente sotto lo zero con il venticello quello bello fresco ed un guanto in pile leggero da una parte e la moffola che si alterna tra mano sx e dx? Non è finita perchè valutando la discesa veloce non mi sono neanche messo la tuta in piuma...tanto tra qualche giorno risalgo! Sono vivo, con la tosse forte, e tutta la notte che non ho dormito. Ora Mario e Daniele e Mario e Stefano e Davide e Andrea e forse anche Lakpa della spedizione Veneta sono al campo 3 e stanotte tenteranno la cima, incrocio le dita per loro. Non potevo mettere a repentaglio il loro sogno e la loro vita per i miei comodi e sono sceso...certo potevo stare più attento nel scendere. Ho passato due giorni al Makalù Là in perfetta forma, il giorno della partenza...KO. Anche questo è l'Himalaya. Avrò un altra possibilità? Non lo sò e per ora non voglio pensarci certo è che sono molto provato e spero che domani mattina la FIACCOLA sventoli sul Makalù insieme a tutti gli amici con cui ho condiviso questi momenti di spedizione. A presto Dan

News 12 maggio ABC Makalù

Ci siamo. E' ora di salire, fra un paio di ore partirò per il campo 1. Mario è già partito e Berna partirà domani mattina molto presto per raggiungere direttamente il makalù là e campo 2. La scaletta del trio e ormai collaudata. La spedizione Veneta sarà con noi ed anche la fiaccola olimpica. Chissà se riusciremo a portarla in cima. Sarebbe veramente un bel messaggio di pace e fratellanza. Ieri sera siamo stati a trovarli gli amici Veneti Mario davide Andrea Stefano e Claudio, nella loro tenda decisamente più ampia della nostra. Claudio il Giornalista che è tornato su dal Base ha incontrato Katia Lafaille ed è stato con Lei qualche giorno prima che ripartisse. In fondo questo tentativo è anche un pò per loro, per LUI. Ieri ci ha raccontato la sua vita da giornalista. I viaggi in Sicilia, il libro che ha scritto sulla Mafia. Alcune situazioni particolari che ha dovuto affrontare. Ci siamo fatti un sacco di risate a abbiamo anche riflettuto un pò. Quanta gente in gamba si incontra girando per il mondo? tanta. Bene ora vi saluto e ci sentiremo fra qualche giorno, voi intanto quando potete incrociate le dita.
A presto Daniele.

News 11 maggio di Mario Panzeri.

Ed eccoci qui al CBA 5500m dopo 38 giorni dal nostro arrivo. La temperatura è cambiata molto negli ultimi giorni, si è passati da -15° C nella tenda la sera ai -5°C. La neve qui al base si stà sciogliendo completamente e si gode volentieri il caldo sole. E’ ora di muoverci e di provare a salire questa montagna che ci ha tenuto compagnia tutto questo tempo. Domani partiamo e tentiamo la salita del “Grande nero” sperando che sia clemente il Dio del vento e che le perturbazioni ci lascino in pace. Staremo sulla montagna 4 o 5 giorni. Andremo a campo 1 a 6300 m poi a campo 2 a 7400 m dove abbiamo già portato tutto il materiale per proseguire, poi campo 3 a 7600 m ed infine il tentativo alla vetta. Oltre noi tre, partono due Sherpa e gli amici Veneti con a capo Mario Vielmo, che hanno il pregiato compito di portare in vetta la fiamma olimpica con la dedica del Dalai Lama. Simbolo di pace e di fraternità per tutto il mondo. Oggi si preparano gli zaini si pensano le ultime cose da portare, si sistemano i vari portafortuna e piccoli peluche a qualsiasi altra cosa purchè porti bene. Un grazie all’amico Sauro che mi ha tenuto il sito web in questo periodo e tantissimi auguri a lui ed a Brie che domenica si sposano e poi partono per la luna di miele.

Le prossime News le troverete sul sito di Romoletto www.mountainfreedom.it ciao a tutti Mario.
 

News del 10 maggio 2006

Unendo le forze siamo riusciti ad inoltrarci oltre la porta del Makalù Là a 7400 m circa. Ora le corde fisse sono pronte. Attendiamo una finestra di bel tempo per tentare la cima. Noi e la spedizione Veneta a seguire Trentini e Polacchi. Durante la discesa la meteo è cambiata. Arrivati al base un bel tramonto. Il giorno dopo il 42 esimo compleanno di Mario Panzeri.

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Riprese realizzate da Mario Vielmo (spedizone Veneta) e montaggio di Daniele Nardi.

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News 9 maggio ABC Makalù.

Ieri sera verso le 18,00 sono arrivato al campo base avanzato. Devo ammettere che ero molto stanco ma con quel placido sorriso di chi esprime tutta la sua gioia dentro di sé. Nella convinzione che la giornata sia stata una grande giornata. Come sempre in questi due giorni la meteo ci ha concesso un gran sole la mattina e poi verso le 14,00 una giusta bufera di neve, che copre ancora una volta le tracce. Ma stavolta la lezione l’abbiamo imparata bene. Siamo partiti presto la mattina, noi tre del Trio, poi ancora Mario Stefano ed Andrea della spedizione Veneta ( www.makalu2006.it ). Gli Sherpa ancora prima di noi. L’accordo tra noi e loro “Noi portiamo il materiale e voi battete traccia e terminate di attrezzare il canale…” quasi a voler invertire le parti. Accordo fatto e non so se mi conviene. Siamo al campo 1 e mentre il Mariolone prepara le buste verdi della spazzatura con tutti i cibi da portare in alto comincio a preoccuparmi. Speck, biscotti, solubili per l’acqua … due tende, materassini, materiale personale… Alle 5,30 circa gli Sherpa partono, noi un poco più tardi per non congestionarci sulle prime corde fisse sistemate nella precedente salita ( la verità è che faceva un freddo boia, il fornello non si accendeva e che la brina della tenda continuava a scendere come se nevicasse in tenda … ). Un filo di vento, una patina di neve sulla traccia, più di venti kg di zaino sulle spalle e finalmente partiamo. Come un filo di Arianna le impronte degli Sherpa ci indicano la strada, metto il pilota automatico, lascio il tempo al motore di scaldarsi. Saltiamo un paio di crepacci, arriviamo al pendio che porta alle corde tiro fuori il jumar ( la maniglia ) e comincio a risalire le corde fisse. Siamo io ed il Mariolone, il Berna ci raggiungerà più tardi partito direttamente dal Base. Questa volta gli Sherpa davanti a noi stanno facendo un lavoro grandioso, all’altezza del loro talento in alta quota. Probabilmente siamo riusciti a risolvere qualche problema. Li ammiro questi uomini, questi ragazzi, ed ogni volta che posso parlo con loro. Ora però lo zaino pesante stà facendo di tutto per sbattere a terra la mia determinazione, la neve alta fino al ginocchio, la traccia che spesso cede, le spalle che urlano pietà. D’un tratto apro gli occhi della coscienza e sono finalmente arrivato sul Makalù Là. Siamo riusciti tutti assieme ad aprire una delle porte fondamentali per il tentativo alla cima. Lo davamo per 7400 m ed invece siamo intorno ai 7200 m ( credo che non ne abbiamo azzeccata una di quota in questa spedizione ma cosa importa ora? Siamo qui, oltre la porta…). Gli Sherpa spero di non dimenticarne nessuno Mingma Senior, Shring, Lakpa, Lama, Mingma Junior, Zangbu, xxxx, non tutti sono arrivati su ma questo ora non importa. Tutti hanno lavorato sodo per questo nostro grande risultato. Noi il Trio abbiamo praticamente tutto il materiale al campo 2 a circa 7200 m sul passo del Makalù. Montiamo la tenda e buttiamo tutto dentro. Un paio di viti da ghiaccio, qualche fittone da neve e finalmente la tenda è fissata. Faccio qualche passo oltre e finalmente svetta sopra di me la cima. Il meteo è già cambiato, comincia a nevicare, tira un po’ di vento e sbando. Il carico mi ha stremato. Mi viene sonno. Mario e Daniele terminano di sistemare la tenda. Io scendo. Mentre cammino, intorno a me alcune tende distrutte. Una gialla della North Face, un'altra verdina, un'altra ancora irriconoscibile. Mingma Senior trova delle bombole di ossigeno ancora buone, delle bombolette di Gas, qualche buona fettuccia da rivendere a Kathmandu. Io e Mario Vielmo ci guardiamo per vedere se troviamo qualche indizio del Suo passaggio. Troppi e forse nessuno. Sono troppo stanco. Decido di riportare la tuta in piuma che indosso a valle non voglio prendere freddo. La piastrina? A volte non la inserisco nelle corde, troppo lenta. Giù a manetta e dopo un’ora e mezza sono di nuovo al camo 1. Anche gli altri sono qui e tutti assieme verso il campo base avanzato.

Apro parentesi ( Mingma Junior non stà bene è triste. Mi dice che ha un forte mal di testa. Gli do un Diamox, per ora ho questo e poi non si può sapere. D’un tratto sento l’esigenza di Mingma di parlare. Sono l’ultimo della fila e Mingma mi aspetta. Mancano 20 minuti al Base. “The work of Sherpa is very hard…” “Il lavoro degli sherpa è veramente duro...”: E’ più di una volta che io e Mingma parliamo ma mai siamo riusciti ad andare oltre il suo sguardo triste. “Si, è vero. Il lavoro degli Sherpa non è solo duro ma è anche molto pericoloso.” . Mingma è dispiaciuto di non essere arrivato sul passo. “ Mio padre è uno Sherpa molto forte ha salito più volte sull’Everest. Anche mia cugina e mio fratello…” , “ Ed ora cosa fanno? “ La mia stanchezza mi fa superare il limite dell’ingenuità accettabile “ Sono morti facendo il lavoro che più amavano. Mio fratello e mia cugina tutti e due sulla ventina sono morti nella valanga che ha ucciso più Sherpa ed Americani nella zona dell’Annapurna ultimamente. Io ho studiato al college, sono stato a Singapore, ho 23 anni poi sarei dovuto andare in America ma il Nepal non mi ha rilasciato il permesso per terminare gli studi all’Estero. Ho due sorelle che sono in america, una a New York. Io voglio andare in America anche se uno dei miei sogni è trasferirmi in Italia, per lavorare”, un attimo di silenzio, faccio fatica a stare zitto ma riesco comunque a lasciare il tempo a Mingma di riordinare le idee. “ Mia madre e mia sorella non vogliono che io scali le montagne, troppo pericoloso. Gli Sherpa oggi non vogliono fare più questo lavoro. C’è uno Sherpa molto popolare che ha scalato una decina di volte l’Everest poi ad un certo punto per fare un Film ad un cliente, è andato troppo indietro è caduto in un crepaccio ed è morto, era un mio parente. Lo stimavo molto ma anche lui se n’è andato. Tutti i bravi Sherpa se ne sono andati. Cosa devo fare?”. A quella domanda per la prima volta in questa spedizione, dove la notte facilmente la temperatura scende anche a 15 gradi sotto zero il sangue nelle vene mi si gela. Mingma ha solo 23 anni. “Mingma mi chiedi una cosa assai difficile. Ma spero di poterti spiegare il mio pensiero, spetterà solo a te di scegliere il tuo futuro. Il lavoro degli Sherpa è un lavoro fantastico, pericoloso, difficile, duro, e spesso mal pagato. Forse perché gli alpinisti spesso sono costretti a rimuovere l’idea della morte per continuare a fare quello che fanno. La passione che ci spinge a scalare le montagne è l’unica possibile giustificazione a tutto ciò. Quando dimentichiamo l’idea sostenitrice di tutte le nostre azioni, la passione, l’idea che và oltre la materialità di quello che ci circonda è allora che le energie vitali, quelle che ci fanno battere la traccia nella zona della morte, svaniscono e non sappiamo più perché siamo qui…allora è tempo di cambiare via! I tempi sono cambiati Mingma. Se hai voglia di scalare, di fare lo Sherpa nulla te lo deve impedire ma non è l’unica strada che tu puoi intraprendere, oggi hai altre scelte per la tua vita. Ma se dovessi decidere di fare il lavoro dello Sherpa devi studiare, devi allenarti, devi essere uno dei più forti. Ma soprattutto devi saper usare la testa, conoscere la montagna imparare a capire i tuoi clienti…se vogliono vederti morto con 40 kg di zaino sulle spalle a batter traccia, a preparargli il the, fatti valere. E se vogliono comperarti, fatti pagare bene ma non vendergli la tua pelle! All’Everest ho visto uno Sherpa sul secondo step ad 8500 m tirare su un cliente, con il suo ossigeno sulle spalle…una vista pietosa, se vuoi fare lo Sherpa fallo con la passione che ti distinguerà.” Anche a me stavolta mi si rattrista lo sguardo, non lo posso vedere ma lo sento. Mingma annuisce, la sera scende sulle nostre membra stanche, siamo a 5 minuti dal base, nevica e tutto è bianco quasi a fare da contorno alla nostra conversazione. “Ho fatto la mia prima spedizione a 23 anni. Ero sul baltoro, una spedizione indimenticabile, difficile in cui ho rischiato di lasciarci le penne ancor prima di arrivare alle pendici della montagna. Gnaro Mondinelli un amico ha scalato 11 montagne di ottomila metri ed è capitato anche a lui di arrivare in Nepal, stare male e tornare a casa, e ti garantisco che lui è veramente forte. Può capitare a chiunque qua in Himalaya…anche ad uno Sherpa, non preoccuparti per il mal di testa, tienilo sotto controllo ma sono sicuro è solo un po’ di stanchezza. E’ stata una bella conversazione.” A pochi metri dalle tende Mingma mi saluta “ You are strong!”. So cosa voleva dire, qualcosa che tra uomini spesso è difficile dire. Io mi dirigo verso la mia tenda e lui verso la sua. La apro, accendo il telefono rimasto spento un paio di giorni. “Sai che Velino ha scritto una bella cosa tra i messaggi” , “ Cosa dice?” , “E’ meglio che te la leggi per conto tuo…” ) Chiusa parentesi.

Arrivo al base stanco ma soddisfatto. Bevo tanto e mangio qualcosa. Nima il capo dei portatori è salito da TashiGaon con verdure fresche ed un po’ di carne. Prem il cuoco ci fa trovare la solita zuppa reintegratrice di liquidi, carne, verdure fresche e pomodorini di contorno WOWWW. Vado in tenda, accendo il computer. Ha ancora un po’ di batteria. Mi collego al sito dei Freedom. Ed una bella sorpresa mi attende tra i messaggi. Come sempre sento non sono solo a salire. Poi d’un tratto il PC si spegne e con lui si chiudono i miei occhi. Buona notte mi dico.

 

News 6 maggio 2006

Makalù

I Trentini hanno deciso di non seguire la nostra via di salita ma di riprendere il canale. Negli ultimi 150 m noi abbiamo preso una linea diretta sulle rocce a destra del canale. Facili, appoggiate, con poca neve con delle corde già in posto. Le motivazioni di questa scelta erano legate alla quantità di neve presente nel canale, ed alla possibilità di forti nevicate che avrebbero potuto distruggere il lavoro fatto oltre a creare possibilità di valanghe sia in salita che in discesa nel canale. Le motivazioni della squadra dei Trentini invece è stata che il Lama, non era mai passato sulle rocce. Seppure questa via esiste e passa proprio sulle rocce, ciò è stato confermato dallo Sherpa Lakpa e dalle corde fisse in loco. Fatto stà che ancora una volta non abbiamo le corde fisse per arrivare al Makalù Là. Ieri ha nevicato intensamente e le giornate continuano a susseguirsi belle in mattinata e brutte nel pomeriggio con neve e vento. Anche oggi abbiamo scelto di rimanere al Base per partire tutti assieme, noi tre i Veneti e gli Sherpa per battere il canale che porta al passo. Non sarà facile, mentre i Trentini rimarranno a riposo al campo base. I polacchi sono in alto ma non li vedo molto attivi, forse oggi ci aspettavano.

In compenso questa mattina c’è stata una furiosa discussione tra lo Sherpa Mingma ed i Trentini in particolare. Sembrerebbe che i Trentini abbiano criticato pesantemente una loro decisione. Vedo Mingma il 6 volte l’Everest sbraitare e dire “Non siamo scimmie ne muli, ma uomini, voi con la borraccia e noi con i carichi a batter traccia ed attrezzare! Non ci avete neanche offerto da bere!”. Poi si è sistemato tutto. Una chiacchierata una pacca sulla spalla evvia. Siamo alle solite? No, macchè, una semplice incomprensione. Domani si và al Campo 1 e chissà che magari dopodomani riusciamo finalmente ad uscire sul plateu sopra il passo.

A presto Dan.

News 4 maggio ABC Makalù.

Questa mattina la spedizione Italiana Trentina è partita alla volta del campo 1 insieme ai loro Sherpa. In programma per domani di raggiungere i 7000 m dove abbiamo lasciato le corde e proseguire l’allestimento delle fisse fino al Makalù Là. Trasporteranno altre corde eventualmente dovessero servire nei prossimi giorni.

video INEDITO
SALITA AL CAMPO 1 - 7000m

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03 maggio 2006
ABC (Advanced Base Camp)
Makalù

 

Come sempre mi accade, quando sono particolarmente agitato o stanco non riesco a prendere sonno e la mattina seppure non ne avrei bisogno mi alzo presto. Ed eccomi qui, con una tazza di Milk-Tea in mano in attesa che il sole sorga, a raccontarvi due giorni particolarmente importanti per la scalata del Makalù. Riflessioni. Tante volte si è discusso tra montagne di 8000 m “facili” e “meno facili”, pericolose e meno pericolose, più frequentate e meno frequentate, ognuno ha da dire la sua. Nel mio modo di vedere le cose, le differenze tra i vari stili con i quali si tenta la scalata di una montagna di queste dimensioni fa veramente la differenza. Questo normalmente tende a creare confusione per chi non è abbastanza a conoscenza, o non è del settore, e non sa quante siano le variabili che possono fare la differenza. L’alpinista in sé è sempre alla ricerca dello stile perfetto, dello stile puro, la continua ricerca della perfezione che l’uomo sembra avere insita in se stesso. Per questo vi racconto i dettagli, per rendere l’esperienza che è utile a chi ancora non è avvezzo a questo tipo di spedizioni per capire e farsi una propria idea. Tentare la scalata solitaria, invernale, di una montagna di 8000 m tende a quel fine che l’alpinista cerca, la purezza dello stile. Quanto un uomo prima, un alpinista dopo mette in gioco? Tanto! Le differenze le fanno le difficoltà tecniche, la preparazione fisica ed ancora l’allestimento delle corde fisse, ma anche e soprattutto tutti quei movimenti legati alle emozioni dell’alpinista, l’isolamento, la delusione per una meteo instabile, una relazione di salita non dettagliata, mesi passati lontani da casa, e tanto altro ancora. I dettagli che vi racconto spero riescano in qualche modo a darvi la possibilità di farvi una vostra idea su quello che sono le spedizioni alpinistiche in Himalaya in particolare sulle 14 montagne più alte della terra.

02 Maggio 2006
Makalù

La mattina presto Berna ormai acclimatato e deciso a salire in alto ci raggiunge. Soffia un vento che non promette nulla di buono. Per loro è la quarta volta che salgono qui, e tra le quattro volte questa è la migliore. Prepariamo la colazione con cappuccino solubile, un paio di Brioche e per le 8,30 siamo pronti. Nello zaino le corde fisse, viti da ghiaccio, fittoni, qualche bandierina per segnare il ghiacciaoio, un litro di liquidi un paio di barrette, la telecamera. Obiettivo sistemare le fisse che portano al Makalù Là. Passo dopo passo cerchiamo la strada migliore sul ghiacciaio, cercando di evitare sia i crepacci che la neve alta. Siamo io, Panzer, Berna e due Sherpa, dietro a seguire Mario Vielmo, Andrea e Stefano della spedizione Veneta. Berna è particolarmente in forma oggi e quando si tratta di andare avanti per stendere le prime fisse sul ghiaccio parte a razzo. Noi dietro a trasportare le altre corde fisse. Lo Sherpa che all’inizio era partito bene, appena incontra un po’ di ghiaccio ripido e blu si impantana, Berna gli dà il cambio. Ravanando tra neve e ghiaccio blu riusciamo ad arrivare intorno ai 6900 m. Sistemiamo il materiale, spediamo giù i due Sherpa. Sono le 3 di pomeriggio circa. Che facciamo. Mariolone decide di tirare ancora per 100 m sul misto sovrastante. Siamo usciti un po’ dal canale, abbiamo trovato delle vecchie corde fisse. Arriva anche Andrea urlando “Il mio record di quota!!!”. Andrea 23 anni credo il più giovane presente qui al campo base è stato sull’Aconcagua 6969m. E’ vero mi dico. E’ come essere sulla cima dell’Aconcagua. I ricordi della meravigliosa spedizione fatta a Dicembre con gli amici Freedom ritornano alla mente. Per alcuni secondi rimango appeso alla maniglia Jumar perso nel vuoto. Il vento continua a sferzarci ed a portare piccole nuvole di neve dentro la tuta. Dall’altra parte della valle, oltre il Chang ( datemelo per buono il nome ) svettano il Lhotse e poi ancora coperto da una bufera di neve l’Everest ed il colle sud e poi ancora più a destra oltre il passo il Tibet. Meraviglioso. I ricordi dell’Aconcagua ancora non ben digeriti si fanno sempre più vivi. Per un attimo sorrido, ritorno in me, guardo in alto Panzer che ha appena terminato il tiro. Sale Berna, carico altro materiale nello zaino e dopo un po’ salgo anche io. Depositiamo tutto più o meno a 7000 m soddisfatti del lavoro. Pensiamo che un paio di cento metri e siamo sul colle. Come abbiamo fatto a pensarlo? Lo sappiamo benissimo che il colle è a 7400 m. Quando siamo giù al campo 1 vediamo la tracce e ci rendiamo conto che mancano ancora 400 m all’uscita. Siamo tutti molto stanchi e decidiamo di scendere al base. Arrivo giù barcollante, inciampo un paio di volte nei sassi della morena. Faccio qualche ripresa. Sono molto soddisfatto e soprattutto ho recuperato l’acclimatazione ed abbiamo fissato delle buone corde, un bel passo avanti considerando la meteo che non ci ha aiutato.

Mentre salgo e scendo da questa montagna mi guardo sempre attorno. A volte mi affaccio più del dovuto nei crepacci. Guardo sulle creste, cerco degli indizi. Abbiamo già trovato dei fittoni della Charlet Moser con cordino nuovo. Una tenda sulla cresta, quasi cadesse nel baratro su un seracco. Continuo a chiedermi se è veramente una tenda. In fondo il pendio di ghiaccio blu che noi risaliamo, d’inverno potrebbe essere talmente carico di neve da non poter essere salito, anche se parlando con il Panzeri ho scoperto che d’inverno qui di neve ce n’è poca” Hai visto quanto era pelato il ghiaccio quando siamo arrivati????”. Allora cerco sul lato sinistro. In effetti ci sono dei fittoni e delle corde, e proprio lì la probabile tenda distrutta. So anche che a 6900 m ci dovrebbe essere una tenda. L’ho cercata con lo sguardo. Solo vecchie corde. Tra qualche giorno Katia Lafaille sarà qui al base avanzato, con i suoi due figli, con altre persone. Saranno qui al base. Non ho parole ma certo è una cosa che mi colpisce, così come mi ha colpito questo inverno la tragedia di J.C. Lafaille proprio qui al Makalù. Non ho ancora le parole per me stesso, per capire, ma questa è la realtà. Continuo a cercare nella memoria, cerco di immaginare la determinazione e la forza di quest’uomo che ha tentato quello che probabilmente nessun’altro nel mondo Alpinistico ed Himalayano ha mai tentato. Provo ad immaginarlo…questo è quello che posso fare, niente più!

Come sempre voglio ringraziare uno dei sostenitori più importanti delle mie attività in Himalaya e sul territorio Lepino della ASD Mountain Freedom, TEMPESTA, mentre navigo in queste terre mi immagino la loro divisione nautica che mi mette nelle condizioni di navigare e di vivere e farvi vivere per quanto possibile tramite internet questa mia avventura. Capaci di apprezzare l’attività non solo sportiva ma anche morale dei Freedom, grazie ancora.

Ancora voglio ringraziare le Società del gruppo DB DeBernardis di Frosinone entusiasti non solo delle attività sportive ed alpinistiche che la Mountain Freedom realizza in tutto il mondo ma anche le attività umanitarie che sosteniamo al massimo delle nostre possibilità.

Ancora un grazie ad OUTDOOR ITALIA che ormai dal 2004 dalla spedizione all’Everest sostiene le attività della Mountain Freedom fornendo materiale alpinistico ed altro ancora.

Vi invito a visitare il sito www.outdooritalia.com

01 Maggio 2006
 

 

In Italia "festa dei lavoratori"
ma non in quota dove si lavora
tutti i giorni instancabilmente.

 

Parto con Mario Panzeri alla volta del campo 1 a 6450 m circa. Carichiamo ancora una volta cibo, gas e qualche altra cosa. Credevo di non avere uno zaino pesante fin quando dopo circa 3h40 arriviamo dove era precedentemente installato il nostro campo a circa 6300m. Sollevo lo zaino che avevo lasciato come deposito proprio in questo punto e mi accorgo che i futuri 150 m saranno veramente duri. Nel frattempo la spedizione Veneta ha installato proprio qui il loro campo 1 e gentilmente avevano posizionato il mio zaino nella loro tenda. Carico i due zaini uno sopra l’altro ed affronto quegli ultimi 150 m che mi separano dal vero campo 1. In tenda Mario con la sua gentilezza d’alta quota, comincia subito a lavorare, sposta, sistema ( in effetti c’è un vero casino tra cibo e materiale di tre persone ). Con la radio contatto Daniele Bernasconi al base e gli comunico che tutto fila liscio. Tolgo i ramponi, l’imbrago, le scarpette, mi sistemo per bene e comincio a svuotare uno dei due zaini trasportati. Fin quando non mi accorgo che manca il saccopiuma. Per un attimo il panico. E’ vero c’è quello del Berna, ma anche lui ne avrà bisogno domani quando ci raggiungerà. E poi il mio che fine ha fatto? Comincio a chiamare con la radio il base, chiedo di comunicare con la spedizione Veneta forse lo hanno usato loro. Non è possibile comunicare, anche loro stanno salendo e purtroppo le frequenze tra la mia radio e la loro è differente. Non c’è altra soluzione, devo scendere a controllare nella tenda in basso. In quel momento quando mi accorgo che devo scendere, ed ero già senza calze, un po’ immerso nella tuta in piuma, con la neve che cominciava scendere dal cielo, esausto da quegli ultimi 150 m, con la cioccolata ed il tea bollente tra le mani… Tiro su uno zainetto, rimetto i calzini bagnati, le scarpette, gli scafi, i ramponi, i guanti, l’imbrago e comincio la discesa. Il mio saccopiuma era nella tenda in basso, lo afferro e risalgo le fisse. Le ore come sempre passano lente, una partita a carte, un po’ di musica dal leggerissimo lettore mp3 ( che lusso!!!) dopo un po’ cerco di sistemare la mia schiena sulle gobbe di ghiaccio del sottotenda. Una volta plasmata la schiena, chiudo il saccopiuma e comincia a soffiare il vento. Non si dorme un granchè, nevischia e non riusciamo a preparare lo zaino per il giorno successivo. Ogni tanto Mariolone si rigira, impreca un paio di volte e poi ricomincia a ronfare. Per me è la prima notte in quota…speriamo bene.

News 28 aprile Makalù

ABC Forte vento al campo ed in quota. Tutto fermo per ora, anche gli Sherpa che sarebbero dovuti salire oggi per attrezzarsi il campo 1 sono fermi qui al campo. Ho scoperto che qui in oriente è molto di moda il gioco dello scacchi cosa che mi fa alquanto piacere. Dopo aver scoperto i trucchi del Mariolone e di averlo “Strapenato” ( come dice lui ) un po’ di volte, anche gli Sherpa hanno deciso di sfidare il Romoletto. Oramai si procede alla realizzazione di un vero e proprio torneo di scacchi di “Incapaci” in alta quota, ma vi garantisco che è divertentissimo!!! Ogni tanto qualcuno si alza urlando “Crazy chess” ( scacco matto ), poi con il semplice movimento di un pedone ecco la situazione ribaltarsi drasticamente. E’un po’ come una vera e propria battaglia all’ultimo sangue, chi è che disse che lo scacchi è un gioco violento? “Continuo a sforzarmi di lottare contro i pezzi e non contro il mio avversario!”.

Le foto che vi ho mandato sono state realizzate con la videocamera per cui la qualità non è eccelsa, ma come potete ben capire non posso portare troppa attrezzatura in quota. In compenso credo verranno fuori dei buoni filmati. Voglio ringraziare la Foto ottica Zema in via resistenza a Sezze per la loro continua collaborazione e fornitura di materiale fotografico. Sono ancora appassionato della “vecchia” ma magnifica pellicola invertibile a colori. Quando la proietti con un proiettore kodak Carrousel ed obiettivi Kodak o Zeiss originali non c’è confronto con nulla. La foto-ottica Zema appoggia questa mia passione, sono sicuro ne uscirà un bel libro prima o poi. L’altra notte mi sono dilettato a 15 gradi sottozero in pose notturne. Qui le stelle splendono più di ogni altra cosa. Mi ricordo ancora quando da bambino avevo in mano la Biottica della Yashica con la manovella per caricare la pellicola, la visuale dal pozzetto superiore. Oppure quando siamo andati con il Babbo non so più quanti anni fa a comperare la Nikon AF501 appena uscita, un mostro di tecnologia all’epoca. Quello che più mi piace della fotografia e riuscire a cogliere attimi irripetibili, quando luce e storia si incontrano per raccontare, magari anche in un solo fotogramma, un intera storia. A volte guardi delle immagini scattate dai grandi fotografi e ti si dipinge in automatico un sorriso sulle labbra. Ecco, la foto ha colpito, ha raccontato l’impalpabile. Voi che ne pensate?

Voglio ringraziare anche Sport85 e Ferrino che mi hanno fornito tende ed altro materiale tecnico per la salita. Trovo le nuove versioni delle Snowbound sia 2 che 3 veramente molto affidabili. Quando siamo al base, nei campi alti lasciati incustoditi per giorni, tutta l’attrezzatura d’alta quota viene protetta dalle tende. Seppure il fissaggio, l’orientamento della tenda dipenda da noi, è fondamentale che le tende siano realizzate con materiali di ottima qualità e che siano in grado di resistere a violenti venti d’alta quota, le “Jet stream”. Io sono molto soddisfatto degli accorgimenti tecnici di queste tende.

I programmi sono variabili. In fondo neanche al Lhotse ed all’Everest ed allo Shisha Pangma ci sono stati grossi movimenti. Queste le notizie che ci arrivano dagli amici Merelli ( Lhotse ) Gnaro e Confortola ( Shisha Pangma ) . Probabilmente domani il tempo sarà sufficientemente buono per fare un giro veloce al campo 1. Per me ora c’è l’attesa, ancora qualche giorno di pazienza per puntare insieme a Mariolone e Berna al campo 2 sul Makalù Là a 7400 m. Non sarà facile, il pendio è alto circa 800 m e credo sia carico di neve. La situazione è stranissima, c’è alta pressione, eppure il vento è forte e spesso ci sono nuvole e nevica. Poi la pressione si abbassa ed ecco che spunta il bel tempo. Anche chi è già stato qui in un'altra spedizione parla di una primavera abbastanza anomala.

Con questo vi saluto a domani Daniele

News 27 aprile Makalù

Il tempo oggi non è affatto bello. Nel cielo le nuvole si alternano per lasciare spazio ogni tanto ai raggi del sole. Alle 8,30 il sole sorge, superando il Makalù ad 8463 m e finalmente i raggi del sole arrivano al campo base. Quando al mattino ti alzi, lo vedi spuntare al di là proprio della cima. E’ quello il momento in cui cominci a muoverti per prepararti ad uscire. Questa mattina mi sono svegliato alle 5,30. Mi giravo e rigiravo nel saccopelo in attesa del sole, ripensando alla giornata di ieri. Fuori il vento continuava a sbattere sul telo della tenda, la cerniera della porta è rotta, lasciando entrare nell’abside la polvere di neve. Ogni tanto qualche folata arriva fino all’apertura del sacco. Un brivido, mi stringo ancora di più dentro, lasciando lo spazio solo a naso e labbra di uscire fuori per respirare. Ieri una bella giornata. Finalmente i Ragni ed il Romoletto ricostituiscono il trio ( fonte Panzeri ). Panzer e Berna erano già su al Campo 1 intorno ai 6400 m, con l’intento di migliorare ancora l’acclimatazione e poi spostare la tenda un po’ più in alto. Posizione strategica per la salita al Makalù Là dove nei prossimi giorni posizioneremo ( insieme ) il Campo 2 a 7400 m. Alle 6,30 mi sveglio. So che oggi sarà una dura giornata. Una prova importante. Preparo lo zaino, questa volta più leggero cioccolata richiesta dal campo 1, barrette energetiche, batterie di ricambio per la radio, qualche medicinale e via. Ho appuntamento con i Veneti alle 8,30 per salire assieme. Sono puntuale al loro campo. Ma sembra che loro abbiano deciso di partire un po’ più tardi. Guardo in alto sulla montagna, la meteo non promette nulla di buono. Anche se il sole splenderà tra qualche minuto sopra la cima del Makalù, c’è il “pesce”. Una nuvola a forma appunto di pesce che in Himalaya non promette buon tempo. La stessa cosa accade ieri mentre Panzer e Berna salgono su, alle 15,00 circa comincia a nevicare, si alza il vento, ed il cielo sereno si trasforma in una nuvola nera. Problemi per gli Sherpa che salivano, impossibilitati a montare le tende con il forte vento sono costretti a scendere. Ho circa 6 ore per salire prima che si scateni nuovamente il vento e la neve dovrebbero essere sufficienti. Decido di partire subito e di non aspettare. Ancora una volta solo, ma so che gli amici mi aspettano su al campo 1, con il Thè pronto e la tenda montata.. L’avvicinamento al campo deposito procede veloce e senza problemi. Una mezz’oretta abbondante per riordinare il materiale dei due zaini in uno solo. Avevo lasciato tutto il materiale personale d’alta quota, gas, fornelli, cibo ed altro…so di essere fortunato Panzer e Berna hanno già portato su tre tende ed ora stanno montando la snowbound 3 della Ferrino al campo 1 alto! Stringo i denti e salgo sul ghiacciaio. Finalmente in montagna. Gli scarponi d’alta quota, li riconosco, il senso della camminata cambia, i movimenti, la presa della suola sulla neve, le punte dei ramponi che stridono sul ghiaccio…finalmente a casa! Poco più in alto vedo la tenda dei polacchi. Salgo ancora un po’, il sole è veramente forte oggi e non tira un filo di vento. Maglia a maniche corte e giacca in Gore della Lowe Alpine a coprirmi dai raggi solari, crema della Mavi, e continuo a camminare e purtroppo a battere la traccia. La nevicata di ieri ha coperto tutto. Arrivato sul pianoro comincio ad avere dei dubbi. I crepacci si aprono sempre più e spesso sono coperti dalla nevicata di ieri. Intravedo appena la traccia dei giorni precedenti, a volte indovino, a volte seguo le poche bandierine ed arrivo finalmente alla base del pendio che porta al plateu superiore e poi al campo 1. Ci sono le corde fisse ed il pendio è di ghiaccio blu, faccio fatica ad inserire le punte frontali dei ramponi. Prima di partire mangio una barretta, bevo del Thè. Passo dopo passo riesco ad arrivare alla fine delle fisse, il pendio sarà alto 150 m di dislivello ( 200-300 m di sviluppo ), tutto di ghiaccio blu coperto da 2 cm di neve fresca. Continuo a battere la traccia nella neve, scavalco una collinetta che mi ruba energie preziose ed al di là vedo Panzer e Berna che scendono dal campo 1 alto. Mi vengono incontro e mi aiutano con lo zaino per essere più veloci. Facciamo un deposito 6400 m e sono le 14,00. La meteo è già cambiata, comincia a nevicare, scende la nebbia e si alza il vento. Esattamente quello che mi aspettavo. I programmi cambiano e decidiamo di scendere. Neanche il tempo di riflettere. Ancoro lo zaino con un fittone, la piccozza ed un paio di cordini sul pendio di neve e comincio a scendere. Nel saltare un crepaccio, Panzer mi dice “Ueii occhio che è a campana…”. Mi guardo fra le gambe in basso e sento un brivido salire su. Il crepaccio si apre a campana per 50 m sotto i piedi. La spaccatura sommitale di soli 50 cm. Scendiamo praticamente di corsa, incontriamo gli amici della spedizione Veneta che salgono. Un saluto veloce e scendiamo al campo deposito dove cambiamo gli scarponi velocemente e via di nuovo giù di corsa. In due ore siamo dal Campo 1 siamo al Campo Base Avanzato. Questa la giornata di ieri. Bella, emozionante, una bella conferma delle mie condizioni. Ora qualche giorno di riposo in attesa della meteo più stabile per andare a montare il campo 2. Finalmente in montagna. Ho tutto il mio materiale d’alta quota in alto, insieme a fornello e cibo. Finalmente ricomincio a fare i programmi con i due amici. Siamo tutti contenti. Bravi Panzer e Berna nell’attrezzare il pendio ghiacciato. In questi giorni dovrebbero lavorare sulla montagna la spedizione Veneta insieme ai loro Sherpa. Attrezzare il canale che và al Makalù là non sarà facile. C’è ancora molta neve e non sarà facile battere la traccia ed attrezzare, sarà importante la collaborazione di tutte le spedizioni presenti. Al momento attuale siamo noi tre, la spedizione Veneta che ha 5 alpinisti e 3 sherpa, i due polacchi con 1 sherpa e poi ancora arrivati l’altro ieri altri 4 Italiani.

Riflessioni. Ieri sera ero veramente stanco, soddisfatto ma stanco. Dopo cena, Prem il cuoco, si siede con noi a fare due chiacchiere. Sorridente ci racconta della sua famiglia, ha due bambini. Con orgoglio ci dice che li manda a studiare in una scuola privata e paga ogni mese per ognuno di loro circa 1000 rupie ( 12 euro? ). Lavora sodo nelle spedizioni per pagargli la scuola ed è riuscito a mettere da parte un po’ di rupie con le ultime stagioni alpinistiche con le quali ha comperato un piccolo pezzo di terra dove vuole costruirsi casa. Avere la possibilità di andare via dalla casa dei suoi genitori. Quando parla di Kathmandù il suo sguardo si fa triste. Spera che al più presto ci sia la pace. Dice, il Nepal non è ricco, ma è la mia terra e mi piace vivere qui, lavorare nelle spedizioni mi piace e la migliore soddisfazione è vedere gli alpinisti soddisfatti del nostro lavoro e di ciò che mangiano. Non è facile ma è il mio lavoro. Prem è stato in spedizione con Mario anche allo Shisha Pangma ed all’Annapurna ed è contento di essere ancora qui. Ieri mi ha detto che voleva venire con me fino al Campo 1 per aiutarmi a portare il materiale...

A presto Daniele

News 25 aprile Makalù ABC 2

 

Ho appena incontrato Claudio e Mauro il giornalista ed il Medico della spedizione Veneta. Fra poco saranno qui per spedire un po’ di posta, farci due chiacchiere e poi magari vedere qualche foto scattate ieri alla big pujia. Non so perché ma ad un certo punto ieri mi sono ritrovato in mano una D70 della Nikon, una Fuji reflex e non so quante altre compatte in mano. Alla Pujia, bellissimo, era presente la fiaccola firmata dal Dalai lama e la cosa vi dico mi ha recato una certa emozione. Non è facile con tutti gli impegni che ha essere ricevuti dal Dalai Lama in India, eppure loro ci sono riusciti. Hanno fatto firmare la Fiaccola, ora sperano di riuscire a portarla in cima al Makalu, anche se è un po’ pesante e poi chiedere al nostro Papa di firmarla anche lui. In fine metterla all’asta per raccogliere fondi per un progetto di solidarietà. Magnifico, pensate che questa fiaccola, se ho capito bene, è la stessa che ha acceso il braciere dei giochi olimpici invernali di Torino 2006.

Vi invito a visitare www.makalu2006.it

News 25 aprile Makalù ABC

Ancora un giorno al Campo Base Avanzato (ABC). In effetti non sono molti i giorni che sono arrivato qui non devo aver fretta. Ho accettato il consiglio dei Ragnetti di aspettare ancora un giorno qui. Panzer e Berna invece sono appena partiti per il Campo 1 a 6300 m. Il programma è di spostare il nostro campo più in alto sul plateu e poi tra domani e dopo domani cominciare ad attrezzare il canale che porta su al Makalù Là ( il passo ) dove verrà posizionato il campo. Vi dico che c’è ancora un po’ di confusione su dove mettere il campo 2 ed il campo 3. In effetti la via di salita gira molto, poi su per il Makalù Là, poi un lungo traverso sulla faccia a me nascosta della montagna e poi ancora su dove dovremmo posizionare il campo 3 a circa 7400,7600 m e poi ancora un salto verso l’alto con un canale abbastanza ripido ed infine un altro plateu che ci permette di arrivare alla cresta che con un paio di balzi ci dovrebbe portare in cima. Una delle difficoltà più grosse semmai dovesse arrivare il maltempo sarà proprio quello di individuare l’imbocco del canale dal plateu e siamo già oltre gli 8000 m. In più sembrerebbe che in questi anni, da quando l’amico Merelli che oggi è alla base del Lhotse, e Gnaro che invece ha n programma di salire la cima principale dello Shisha Pangma e poi spostarsi al Lhotse, il plateu sopra il campo 1 ha dei crepacci abbastanza pericolosi apertisi appunto in questi anni. A differenza, sembrerebbe, di quando sono passati questi amici fortissimi alpinisti Himalayani dove il plateu non presentava grosse problematiche. Il plateu è, detto in parole povere, una specie di piano poco inclinato in salita di neve che può spaccarsi, aprirsi in crepe ( crepacci ) nei normali movimenti del fronte del ghiacciaio che si trova invece più in basso. In genere nei grossi plateu il problema dei crepacci lo si incontra soprattutto nel labbro, cioè nel cambio di pendenza dal piano al pendio che poi scende verso valle. Nel nostro caso sembrerebbe che le dimensioni non eccessive del plateu abbiano reso possibile l’apertura di altri crepacci, oltre io credo alla stagione, prima che arrivassimo noi, abbastanza secca di neve per cui si sono resi visibili anche quelli normalmente ricoperti da uno spesso strato di neve ghiacciata. Chiaramente queste sono ipotesi insieme a notizie a volte anche un po’ confuse che mi arrivano dall’alto, le verificherò di persona al più presto. Ad ora la “Join intention” tra spedizione Veneta e Noi pare veramente molto fruttuosa, non ci sono problemi di sorta, anzi sembrerebbe quasi che siamo un'unica grande spedizione di amici intenti tutti nello stesso obiettivo, salire in cima a questa meravigliosa montagna, il Makalù.

In questo preciso momento Ganzen il Kitchen boy si avvicina tutto tremolante, quasi in speranza di una concessione. Non è il solito avvicinarsi per chiedere “Ser, Do you need something?” e questa è gia una concessione perché il suo gentile chiedere se abbiamo bisogno di qualcosa è fatto di gesti ed intenzioni in quanto non parla una parola di Inglese. Questa volta si avvicina e chiede “Ser…” e poi avvicina la mano all’orecchio, ok ho capito, certo. Cosa riesce a fare la Tecnologia. Avvicina le famiglie a chi è lontano mesi per lavoro. La domanda è, chi può permetterselo? Un Italiano, un Europeo, un Americano ed un Nepalese? Per di più uno di casta inferiore come un Kitchen Boy mica il cuoco, mica lo Sherpa! Mentre vivono un dramma tutto Nepalese non sanno neanche se a casa la famiglia è viva oppure ha subito attacchi, o se è stata coinvolta in manifestazioni dove la violenza ha preso il sopravvento. Mi chiedo in quale stato d’animo vivono queste spedizioni. Una telefonata di tre minuti che a noi costa qualche euro per loro è “vita”. Una telefonata che difficilmente si potrebbero permettere. Un cuoco so per certo che prende circa 400 dollari per una spedizione di due mesi e più,quanto può prendere un Gnzen? quanto vale per loro il bonus che certamente daremo noi di un paio di centinaia di dollari a fine spedizione??? Quando ho cominciato a fare spedizioni, questa loro servilità a volte mi dava fastidio, io abituato a farmi le cose per conto mio, sentire che la mattina arriva una tazza di thè direttamente in tenda era una cosa che difficilmente riuscivo ad accettare. Con il passare del tempo ho imparato invece a rispettare il loro lavoro, la loro cultura seppure molto diversa da quella occidentale. Ma in Italia chi te la porta la tazza di thè in camera, la Mamma quando hai 39 di febbre! Eppure per loro è cultura, non servilità. Il loro lavoro, la loro dignità di essere uomini. Così interpreto la loro gentilezza, ed oggi ho umilmente imparato semplicemente ad apprezzare la voglia di fare il loro lavoro per bene…e certamente sperare in una buona mancia, senza chiederla , semplicemente lavoreranno duro. Avete mai sentito dire ad uno Sherpa che stà male? Mai! Eppure qualche giorno fa ne ho individuato uno, con le placche alla gola, il palato infiammato. Gli ho dato per qualche giorno degli antibiotici poi io sono salito all’avanzato, ieri sera mi viene a trovare in tenda e mi dice “Good medicine…”.

Tecnologia, stamane Mario si è deciso a portarsi dietro la radio trasmittente, saremo sempre in contatto. Qualsiasi cosa succeda io sarò pronto in tempi rapidi ad intervenire. Tecnologia, ieri sera anche io ho sentito per satellite la mia famiglia, mi sono collegato ad internet ed ho letto i vostri messaggi.

Per la tecnologia presente qui al campo base grazie ancora a Selcon Elettronica che da sempre mette a disposizione un ventennio abbondante di conoscenze in campo di elettronica e comunicazione, e Computer prodotti del caro amico Pio sempre disponibile in tempi brevissimi a far arrivare tecnologia, riparare computer che sempre di più in queste difficili condizioni di utilizzo si danneggiano e tanto altro ancora.

In questi giorni di attesa mi fanno certamente compagnia i sapori della nostra terra gentilmente concessi dal Simposio di Sermoneta con pappardelle condite con Trombolotto per sole Gnocche insieme alla cicoria Fratesca sott’olio, alle melanzane, al miele di castagno ottimo per la tosse e tante altre leccornie della nostra terra.

Non credo che dimenticherò mai la cena fatta prima di partire per la spedizione dagli amici del ristorante Santuccio a Sezze, la Tagliata più buona che abbia mai mangiato, la serata si concluse con questa frase “Ti dobbiamo mettere in forze per la missione che ti attende!”…per ora ha funzionato!

Vi invito a visitare www.selconelettronica.it www.computerprodotti.it www.simposio.it

A presto Daniele.

News 24 aprile Makalu ABC.

Fantastico, questa mattina sveglia alle 5,30 con 8 gradi sotto lo zero in tenda,comincio a preparare lo zaino per andare su. Sono un po’ ansioso di vedere come il mio “motore” reagisce, chissà se la troppa inattività ha danneggiato la risposta alle salite in quota. Saccopelo, tuta d’alta quota, scarponi, fornello, gas, cibo, gore tex ed altro ancora. Vedo Prem che armeggia nella cucina verso le 7,30. Mi dice che viene con me, beh allora possiamo portare su anche un'altra tenda da tre posti la Snowbound 3 della Ferrino. Alle 8,20 appena il sole sorge oltre le montagne e comincia a scaldarci partiamo io ed il cuoco Prem. Con grande sorpresa sento che il motore va a pieni giri, non ho problemi di sorta a parte un po’ di tosse residua, chi non ce l’ha qui? Mentre salivo continuavo a pensare alle difficoltà incontrate durante la discesa, in attesa dell’elicottero. Sono certo che i giorni di presenza al campo base avanzato mi abbiano comunque lasciato una certa quantità di globuli rossi in più che mi hanno aiutato sia nella guarigione che ora nel salire al campo deposito. L’aumento dei globuli rossi, dell’ematocrito in alta quota non solo è normale, anzi è essenziale, senza tale aumento la sopravvivenza in quota non sarebbe possibile, con questo non significa che gli alpinisti siano dei Dopati!!! Il processo, anche se in misura più ridotta, si attiva anche quando i giocatori di calcio si allenano sui 2000 metri per poi scendere a giocare le partite in pianura, o quando ci si allena di corsa in quota per poi fare le gare in bassa - quota. Qui il processo è estremo e può portare anche a gravi problemi, un ispessimento eccessivo del sangue, ma è essenziale e naturale per catturare le poche molecole di ossigeno presenti nell’aria.
Sapevo che per arrivare al campo deposito intorno ai 6900 m sarebbero servite circa 1h30 o 2h in funzione dello zaino e dell’acclimatazione visto che oramai la traccia è fatta. Dopo 50 minuti con Prem ci siamo ritrovati al deposito, non che il tempo mi interessi più di tanto ma certo è un ottimo indicatore di forma. Posiamo tutto il materiale, e comunico a Mario via radio che Prem scende e che io salgo a fare un giro in alto. “ Hei ieri un Italiano è caduto in un crepaccio…”, “OK cambio programma domani salgo con voi e rimango a dormire al campo 1”. La mattina Mario e Daniele avevano deciso di salire non oggi ma domani. Come test và più che bene, mi sento veramente in forma. Dopo 30 minuti ero di nuovo all’ABC ed ho fatto in tempo a partecipare alla grande pujia.

Come sempre voglio ringraziare tutti i sostenitori del Progetto sulle cime del Mondo che ad oggi è vivo qui all’ABC del Makalù, senza di loro tutto questo non sarebbe possibile.

A presto Daniele.

News 23 aprile 2006 Makalù ABC.

In questi giorni trascorsi al campo base avanzato ho potuto constatare una buona forma fisica. Ho recuperato un po’ di energie e di acclimatazione, sono pronto per farmi una passeggiata verso l’alto. In programma per domani 24 aprile, se la meteo lo permetterà sarà di salire verso il campo deposito e poi se me la sentirò farò un salto verso il Campo 1 a 6300 m. Andremo finalmente tutti e tre assieme. La notizia dei tre Sherpa morti all’Everest non giova al morale. Domani gli Sherpa della spedizione Veneta saliti all’avanzato proprio oggi, dopo il soccorso del cuoco e la sistemazione del loro cargo faranno una pujia in onore al Makalù ed ai loro compagni purtroppo scomparsi sull’Everest.

Voglio ringraziare ancora, la Static dell’ICOT di Latina tutto lo Staff ed in particolare il Dott. Bonaduce che mi ha raddrizzato nei momenti opportuni ed ancora Massimiliano e Cristian Mancini che in tempi record mi hanno reperito il modem satellitare e mio fratello Luigi che sempre in tempi da record è riuscito nella delicata e complessa fase di installazione del modem sul PC con il quale oggi comunico con il mondo.

A presto Daniele.

News 22 aprile

 

ABC, Makalu. Prima di raccontarvi quello che è successo in questi giorni di silenzio news voglio ringraziare alcuni amici-dottori che in diverse situazioni mi hanno sostenuto e trovato il placebo giusto per andare avanti. Il super Mimmo Bartolozzi di Pescara, Claudio e Pietro Benigni, Annunziata e Claudio Berti tutti di Sezze. Grazie per i consigli ed i “placebo”.

News 18 e 19 aprile

Il 18 aprile ed il 19 nevica ininterrottamente. Al BC un metro di neve. Il telefono si scarica. Avete presente che cosa significhi far passare 48 ore senza avere nulla da fare? Ho parlato con gli Sherpa, fortunatamente avevo un cruciverba li ho fatti tutti, qualche ripresa e continuava a nevicare. La sera del 19 aprile una inaspettata schiarita, poi ricomincia a nevicare ma molto lentamente. Il 20 aprile mattina alle 5,30 siamo tutti nella tenda cucina. Si parte. Il tempo di sciogliere il ghiaccio fare un po di the, il solito dalbat “ridotto” per la mattina e siamo pronti per le 7,30 a partire. Uno sherpa davanti, dietro a seguirlo io con le mie scarpe da ginnastica con due contenitori per i sacchi a pelo a fare da ghette a batter traccia. Dopo neanche mezzora degli Sherpa che scendono. “No possibile to go, no possibile…” senza esitare lo Sherpa davanti a me come se ubbidisse ad un suo superiore di grado fa marcia indietro ed “Why?” , “No possibile, No possibile”. A dirvi la verita cominciavo a sentire una certa fiamma di irritazione. Poi il “Capo” viene da me e mi dice che ha passato la notte all’addiaccio sotto un roccione, immerso nella neve, senza saccopelo, a pregare omnipandeom!!! Gli chiedo per quale motivo fossero partiti il giorno prima con il tempo veramente brutto. Lui mi risponde “ Stai zitto, Non è possibile andare, ieri mattina ti abbiamo chiamato piu volte con il telefono ma non hai risposto!”. La situazione diventa decisamente delicata. Lo vedo nei suoi occhi che è distrutto, provato, tossisce e nel suo catarro ci sono tracce di sangue. Poi mi dice “ io ho fatto sei volte l’Everest!!! Ho tracciato tutta la notte.”. Tra me e me pensavo ecco perché sei stato cosi presuntuoso da pensare che nulla ti è impossibile qui in Himalaya. Poi gli dico” Ho avuto il telefono acceso in piu riprese e nessuna chiamata ne messaggio mi è arrivato ieri mattina, poi il telefono si è scaricato”, arrivarono i messaggi la mattina successiva?!?!?!, “hai messo a repentaglio la tua vita e quella dei tuoi compagni inutilmente, potevi partire oggi e tutto sarebbe stato piu semplice”, mi guarda “non avevamo il riso per fare il dalbat su e nulla da mangiare non potevamo rimanere su” , “sono tre giorni che son qui al BC non ho pasta, non ho pizza, non ho nulla da mangiare di Italiano, il dalbat l’ho mangiato ed anche la steak soup sherpa mi vedi morto? Non credo che Mario e Daniele vi avrebbero lasciato morire di fame non credi?” e questo è avvenuto nella massima tranquillità, avevo capito che aveva reagito sull’impulso della stanchezza “ sei il capo? Hai rischiato la vita dei tuoi Sherpa! Inutilmente”. Si calma d’improvviso quasi gli si accende un lume nello sguardo, “ Ok ser sorry!” , “ Vieni con me dentro è pronto da mangiare e bere”. La chiacchierata questa volta procede quasi come fra amici per tutta la mattinata, poi, ad un certo punto mi chiede “Danielo, sei mai stato in Himalaya!” , “ Qualche volta…”. La discussione riprende ad un livello piu accettabile. Poche ore dopo arriva il mio Kitchen Boy con dei messaggi per me ed una batteria per il satellitare ed i miei scarponcini, sceso con il bel tempo in sei ore, vedo Nigma abbassare la testa e capire in modo definitivo l’errore che poteva divenire tragedia. Il messaggio cito testualmente “ Ciao Romoletto, il cuoco degli Italiani ha un edema polmonare e cerebrale in atto ancora non grave è sotto ossigeno. Mauro il medico vuole parlare con te. Sbrigati a salire altrimenti scendiamo io ed il Berna ( Daniele ) e ti prendiamo a zampate nel culo.” Telefonato dopo telefonata prepariamo una squadra pronta a salire il giorno dopo con ossigeno, camera iperbarica, medicinali ed altro ancora. A 50 metri dal campo prepariamo una piazzola nella neve per l’elicottero con una H gigantesca fatta con la cenere dei fuochi che accendiamo per scaldarci. Dopo un po la brutta notizia. L’elicottero non puo volare fino all’ABC in Hovering. Il cuoco deve scendere. La mattina alle sei gli Sherpa comandati dal secondo in Grado Zagmbu partono per il soccorso. Alle 7,00 di mattina Mingma il 6 volte l’Everest viene da me e mi dice “ Ho pensato tanto stanotte, l’altro ieri abbiamo fatto un grande errore. Mi dispiace.”. “Non preoccuparti ora siete qui, queste sono le medicine per te riguardati presto dovrai accompagnare i Veneti sul Makalu e sai cosa significa”. Mi sorride, gli sorrido e parto per l’avanzato. La salita procede senza problemi, anche se la via tra pietre e buchi coperti dalla neve non è affatto facile. Mi sento in forma. Dopo 6 ore arrivo all’ABC dove faccio festa con tutti e mi invento una canzoncina mentre salgo…canta che te passa… “Romoletto se ne va su e giu per le montagne e chi ti incontra due ragnetti, che tesero la loro telaaaaaa il romoletto ci è cascato, ed ora si ritrovano tutti quanti a far festa in Himalayaaaaa, alll Maccaaalluuuuu!!!. Trallallero trallallaaa ….”

Ora sono qui, e la montagna prende ancora una volta il posto che merita nella mia testa. E’vero sono provato e stanco ed è gia più di un mese che sono fuori di casa. Sono in ritardo con l’acclimatazione rispetto a Daniele e Mario, ma sono qui e sto veramente bene e questa credo sia gia una grande vittoria.

A presto Dan.

News 17 aprile

I Veneti partono, ed io rimango con degli Sherpa. Dalbat ( riso, verdure, pollo tutto assieme ), dalbat, dalbat, questi erano la colazione il pranzo e la cena, l’ossigeno degli Sherpa!!!

News 16 aprile

 

volo con l’elicottero russo piu grande e sgangherato che io abbia mai visto fino al BC del Makalu a 4800 m. Incontro il mio cuoco Prem che mi saluta tutto contento e la spedizione Italiana Veneta. Pensate che hanno portato la fiaccola dall’Italia dei giochi olimpici, sono riusciti ad avere udienza dal Dalai Lama in India e l’hanno fatta firmare. Il Dalai Lama ha scritto una frase simile “A tutti gli esseri senzienti auguro che possano avere una vita felice.” Sapevano perfettamente chi ero e che cosa stavo combinando “ Tu sei romoletto…cioe Daniele?”. La convivenza di un giorno intero al BC è stata veramente deliziosa ed abbiamo potuto scambiare idee e programmi. Il giorno dopo loro partono per l’ABC sono gia quattro giorni che sono fermi al BC ed è piu che sufficiente. “Tu Daniele che fai?”, “Rimango qui un altro giorno per acclimatarmi per bene.”. E qui cominciano i problemi.

Il 15 aprile alle 5,30

ero in cerca di un taxi che mi portasse all’aeroporto di Kathmandu. Qualche ora dopo ero a Lukla nella Valle del Kumbu, praticamente una valle parallela a quella che mi ha portato una decina di giorni fa al Makalu. In fondo alla valle, dopo Namche Bazar, l’Everest. Una delle valli più frequentate dell’Himalaya. L’atterraggio a Lukla più che divertente è stato terrificante. La pista di atterraggio è in salita e tu quando arrivi te la vedi di fronte come un muro. Il pilota abbassa l’aereo, due o tre sobbalzi, tira il freno a mano e gira nel parcheggio…la pista era finita! A Lukla incontro nel tardo pomeriggio i piloti dell’elicottero tutti russi Sergej, Vladimir, … ed infine Nima il direttore della Cho Oyu Trekking che ha in programma il volo dell’elicottero per il giorno successivo. Abbiamo passato una bella serata a parlare tutti assieme di Maoisti, Re nepalese, politica e di montagne. Non mi sono lasciato sfuggire pero nel primo pomeriggio l’occasione di giocare a pallacanestro con i militari presenti all’aeroporto. Li ho visti con un pallone in mano ed un canestro artigianale appoggiato al muro. Se a pallone sono una schiappa, a pallacanestro mi difendo bene dopo 12 anni di militanza nella Pallacanestro Sezze!!! Li ho massacrati con passaggi dietro la schiena, tunnel, schiacciate, e terzi tempi alla Michael Jordan. Fino a quando un passaggio tipo gancio per poco non mi faceva riuscire la spalla…

 

 

News 14 aprile.

Ci siamo. Domani mattina alle 7 am ho l'aereo che mi portera a Lukla e poi dopo domani un elicottero mi trasportera al campo base del Makalu. Non e' stato facile organizzare ve lo garantisco ma pare che tutto sia pronto. Non e' facile in questi momenti ma sono sicuro di fare la cosa giusta. E' un po come aver archiviato una spedizione e cominciarne un altra. L'idea e' quella di arrivare al campo base di 4800 m e rimanere un paio di giorni per l'acclimatazione e poi salire verso il campo avanzato. Io sto' molto bene ora, anzi l'aria afosa e piena di smog di Kathmandu non credo faccia bene alla mia salute. Mario e Daniele mi attendono, hanno gia fatto un paio di viaggi per portare del materiale chissa che non mi abbiano montato anche qualche campo.... A presto Daniele.

News 12 aprile Kathmandu, Makalu.

 

Le ore si muovono lente in questi giorni. In attesa dei momenti propizi per fare visite, elaborare strategie, fare un check up completo delle mie funzioni da atleta. Certo, non dico di essere guarito ma a ricordare l'ultima notte in tenda posso giurarvi che la situazione e' decisamente cambiata. Sono riuscito finalmente oggi a mangiare una pizza Nepalese all'Italiana dal tanto famoso e decantato Fire and Ice. non credo di aver mai desiderato tanto una pizza come stamane. Alle 11 am ero gia seduto in postazione. gli antibiotici si susseguono ad ormoni per l'asma...mi sto drogando....ad aerosol dal mio ormai amante dottor Budda della International Clinic of Kathmandu. Mi rendo conto che la situazione non e' tranquilla, interi camion di militari ed ad ogni semaforo un posto di blocco. Ho provato a capirci qualche cosa da quando ho recuperato un po le forze. ho intervistato uno dell'albergo che mi ha semplicemente detto Tradition against Future. political parties VS King con percentuali del 90 contro 10...secondo lui!!! Ho immaginato un gran vespaio. Comunque ho ancora qualche giorno qui a Kathmandu per sbrigare le ultime pratiche e poi si vedra. Mario e Daniele sono riusciti a fare un viaggio al campo deposito per portare un po del materiale. Han detto che c'e' un forte vento. domani dovrebbero fare un altro giro e poi andare su al campo 1, sul plateu. Sono contenti di sentirmi bene, anche io lo sono!!! Mi hanno detto che la mattina che mi e' venuto a prendere l'elicottero loro erano scesi per vedere come stavo, poi hanno incontrato l'aiuto cuoco e sono risaliti. Che altro dire per ora sono in attesa, ho comperato una scacchiera per giocare a scacchi, gioco da solo e vinco sempre io, so' troppo forte!!! in compenso ormai all'Hotel royal Singi ormai mi conoscono tutti "Ser Internet is free for you...Ser a Coke for you...Ser there is a mountain film for you in the bar with an orange on the table one, please..." poi pero non so' perche arriva sempre la cuenta!!! Il direttore dell'albergo mi porta il giornale Himalayan Post e la mattina conversiamo sullo0 stato delle cose, cioe vi potete immaginare che ne esce fuori con il mio inglese maccheronico, sono alla settima spedizione ed e' la settima promessa che mi faccio "come torno a casa vado a fare un corso di Inglese approfondito..." Ok, ora vado a farmi un bell Ice cream vanilla e choccolate sempre al Fire and Ice che qui fa un caldo da soffocare. A proposito non ho pantaloni leggeri, vado in giro con il Gore della lowe Alpine, ed i calzettoni di alta montagna, quelli spessi due dita. Non ho ancora trovato un negozio che mi vendesse a prezzi decenti qualcosa di piu leggero, ma vi pare????

A presto Dan

News 11 aprile, Kathmandu.

Ieri mattina sono andato dal medico nelle 2 ore in cui le curfew hour ( coprifuoco totale ) non erano attive. Il medico conferma la mia ipotesi, attacco di Asma, forte raffreddamento, la quota ha fatto il resto con il mal di montagna. Ora sono a Kathamandu e devo ancora fare delle visite per verificare il tutto tra cui molto importante la radiografia al torace per verificare se presente del liquido nei polmoni. Il da farsi? Per ora sto’ qui. Dormo, mangio, vedo i film su cine max e faccio qualche visita, il resto si vedra. Le mie condizioni sono molto migliorate, sto bene, sallgo e scendo le scale mangio abbondantemente e vado al bagno regolarmente. Rimane una forte tosse stizzosa di fondo ed un po di delusione. Ecco perche non vi ho scritto nei scosri giorni.

A presto Dan.

News 10 aprile, Kathmandu.

Questo e’ quello che non sapete e che e’ successo negli ultimi 6 giorni. Il 5 aprile sera dopo che ci eravamo sbellicati dalle risate con un film “Natale a Miami” e sinceramente rifatti pure un po gli occhi, sono andato a dormire nella mia calda, -7 gradi, ed accogliente tendina. Infilato nel saccopelo di tutto punto, con tanto di giacca in piuma continuavo a sentire freddo, ma un freddo di quelli che non si sopportano. Di li a poco comincio a tossire. Tossire senza tregua, ed ancora di piu e piu forte. Sdraiato non riesco a stare, in piedi tossisco. Dopo due ore mi rendo conto che c’era qualcosa che non andava. Sveglio tutti, compreso Mimmo in Italia e faccio i bagagli per scendere a valle appena sorge l’alba. Il 6 aprile scendo al Campo Base 4800m in 6 ore, una fatica mostruosa, il 7 aprile scendo a Nangmale ed attendo l’elicottero. Ai 4300 m l’elicottero non arriva, brutto tempo, nevica. L’8 aprile alle 9.00 di mattina sento le pale dell’elicottero posarsi, alle 11,45 am circa sono a Kathmandu, al Royal Singi, di nuovo al punto di partenza. Mi sembra di aver lottato con la bufera, con la stanchezza e giocato con la vita. E’ la prima volta che un cuoco il Prem o uno sherpa mi portano lo zaino, non si poteva fare altrimenti. Mi tolgono le scarpe per andare a dormire. Che mi rimboccano il saccopelo per nonfarmi prendere freddo. Edema polmonare? Chissa , kathmandu e sotto assedio, e non riesco neppure ad andare dal medico per farmi visitare e sono gia passati due giorni. Eccomi qua, l’ho visto il Makalu, ero pronto per salire e neanche l’opportunita di tentare. Staremo a vedere il da farsi.
A presto Daniele

News 5 aprile 2006, Makalù.

Ancora non mi sveglio per bene, sono le 8 passate. Un leggero sbandamento, un po’ di confusione, forse ieri abbiamo lavorato troppo per terminare l’allestimento del CBA(CampoBase Avanzato).
Una tazza di thè, una di latte in polvere e già è forte il desiderio del latte vero, quello che si compra alla bottega sotto casa, macchè parzialmente scremato, intero. Mi guardo in alto e la giornata è stupenda, un sole caldo, forse troppo, ci farà sicuramente bene nella fase di acclimatazione. Il Mario invece non riesce a stare fermo, continua a spostare, caricare, riempire e svuotare bidoni. I tavoli nella tenda mensa vengono continuamente spostati e pare che proprio alcuni minuti fa siamo riusciti a trovare la sistemazione ideale. Da una parte l’impianto fotovoltaico, con un tavolo fatto di sassi, dall’altra qualche bidone per salsicce, salami, integratori, latte in polvere ed altro ancora. Come al solito la moca non funziona, non abbiamo portato la guarnizione, con un colpo di genio Mario prende una guarnizione da una pentola a pressione, la taglia a metà e la usa in parte per la moca…speriamo bene! Ora qualche giorno di riposo. Se domani continueremo ad avere un po’ di sbandamenti penso che con il Daniele scenderemo al campo base a 4800 m per acclimatarci meglio e poi risalire, in questa fase bisogna essere molto attenti. Spedizione dopo spedizione mi dico sempre di salire in quota lentamente, magari impiegando un paio di giorni in più per salire ai 5600 m dell’avanzato, eppure ogni volta per un motivo diverso mi ritrovo proiettato in quota. Avremo dovuto far aspettare 54 portatori a 4800 m prima di salire, significa 54 giornate da pagare, oppure farli salire a depositare il materiale e fidarsi che tutto venisse veramente posizionato. Per dare da mangiare a 54 portatori ci vogliono altri portatori che portano il cibo per i portatori, quindi alla fine si decide di salire e sperare di non stare male cosa che però mai accade. Il nostro corpo ha bisogno di tempo per adattarsi ed anche se dovremo salire altri 3000 m in su, questa è la fase per me più delicata. Ma più guardo i torrioni sopra di me, le seraccate di ghiaccio, i pendii di neve e le cornacchie svolazzare e più mi sento determinato, come se le sensazioni del viaggio di avvicinamento lasciassero spazio alle emozione della salita, soffrire per raggiungere il mio sogno è ben poco nei confronti della gioia di riuscire,ed essere ancora una volta lassù in alto…Ad un passo dal cielo.
                                                  A presto Dan.

Tappe di avvicinamento al Makalù.

01 - Kathmandù – Tumnlingtar 410 m .
02 - Tumlingtar – Khandbari – Mane Bhanijang 1080 m -  Bhote Bash 1800 m .
03 – Bhote Bash – Dandagaon 1980 m – Num 1560 m.
04 - Num – Arun River 600 m – Sheduwa 1500 m.
05 - Sheduwa – Tashi Gaon 2100 m.
06 - Tashi Gaon – Kauma 3760 m.
07 - Kauma – Shipton La 4170 m – Tutu La 4080 m – Keke Là 4000 m – pressi di Mumbuk 3520 m.
08 - Mumbuk – Yangri Karka circa 3200 m.
09 - Yangri Karka – Makalù base camp 4870 m.
10 - Makalù BC – Makalù ABC 5500 m.

News 4 aprile 2004 Makalu

Bene, ora lo posso dire. Montare il campo base avanzato non è mai facile e neanche stavolta si è smentito. Un po’ di mal di quota, poco, ma quel tanto che basta per farti fare le cose lentamente, molto lentamente. Siamo a circa 5600 m, ce l’abbiamo sopra la testa il MAkalu, anche se la cima vera è nascosta, vediamo il Makalu là, il passo, la seraccata da superare per immettersi sul pianoro ce l’abbiamo sopra la testa, sopra le tende. Qualche bidone che non arriva, qualcosa che non si ritrova, seppure le liste dei bidoni sono dettagliate. Sistema le cibarie, monta i pannelli solari, tira su le tende e difendile con muretti di pietra, non svenire, cura la schiena impazzita, cerca di chiamare casa visto che il telefono ha deciso di non funzionare, il PC scarico, il began ( il modem satellitare ) che non ne vuole sapere. Il tutto a 12 giorni circa di marcia dal primo aeroporto, a 5600 m di altezza sotto la quinta montagna piu alta del mondo, tu, Mario, e l’altro Daniele, Prem il cuoco, un Kitchen Boy, 5 tende, una mensa, una cucina, niente tende toilette e doccia abbiamo deciso che sarebbero pesate troppo, che lusso!!! Ieri la Pujia per ringraziarci la montagna, un mezzo colpo della Strega come poteva mancare? Montare le bandierine tibetane, la bandiera Italiana, quella leghi… ehm, leghiamo un palo trovato qui e tiro su in alto la mia bandiera, quella Freedom. Poi fai del The, cerchi la polvere di aranciata, lo sai che ti devi strafogare di liquidi, e poi ancora butti giu un aspirinetta, controlli i battiti cardiaci 115 sdraiato. Trovo anche la trapunta che abbiamo comperato a Kathmandu, la metto sopra i materassini e finalmente provo a riaccendere il PC. Evvai funziona. Il telefono ha deciso di prendere rete, e di lasciare spazio a “Rete trovata Nepal” grazie lo sapevo.

Come faccio a raccontarvi questi giorni? Sapevo della bellezza di questo trekking di avvicinamento, ma mai mi sarei aspettato di trovare tante visioni diverse tutte assieme. Siamo passati dal basso Nepal, con capanne e risaie, a foreste di Rododendri Himalayani, a colline che pian piano ci hanno portato al passo, ai tre passi, ma quello piu insidioso lo Shipton. I portatori che si fermano, che tornano indietro per troppa neve e ci lasciano a quattrocchi con i nostri bidoni e mo? Superato il problema giu verso la valle della fertilità, piccoli rifugi di Sherpa, e di nuovo su verso una specie di Canada, cascate di ghiaccio in tutta la valle, un piccolo Nose ed Elcapitan e poi Hillary base camp. Ed infine un salto fino al campo base avanzato. Ho ancora l’odore del fuoco acceso la notte sui vestiti, ed ora sono qui, sotto la cima, a pensare, soppesare, a sognare ogni passo.

 A presto Daniele

News 29 marzo 2006

Siamo ora a Tasi Gaon a 2200 m circa, ultimo lodge sulla strada siamoda domani veramente nel profondo Nepal. Non posso caricare le batterie quindi forse la prossima news sara tra 4,5 giorni quando arriveremo al BC a 5000 m. Per ora tutto bene anche se vorrei raccontarvi tutto quello che ho di straordinario visto. Le foto sono dalla telecamera quindi non renderanno bene ma non sufficiente batteria al portatile per continuare a scaricare e ridurre.. Ho letto i vostri messaggi sul sito, come sempre sono felice che ci siate.

A presto Dan.

News 27 marzo 2006

Straordinario non ci sono altre parole. Siamo atterrati a Kondhari ‘altro ieri e mi sembrava tutto cosi assurdo e le montagne cosi lontane. Lottare con gli scarafaggi, le tarantole, la polvere che per uno allergico come me è mortale e poi ancora quel caldo secco. Poi pensare “ma è possibile che bisogna cominciare da qui a camminare?”. Il giorno dopo a 200 m una jeep che  ci prende e ci trasporta in un mondo in cui il tempo si è fermato a tanti tanti anni fa. Capanne di paglia si susseguono a risaie coltivate a mano.Straordinario è l’unica parola che mi viene in mente. Stamattina dopo aver passato una notte su di una tavola di legno, cinque ore di cammino su di un sentiero, in mezzo alla giungla e lì sullo sfondo il Mera Peak. Le montagne svettano su di uno scenario fatto di colline verdi.. Ogni tanto incrociamo villaggi fatti di capanne, quelli che ti sogni la notte nel ricordare i tempi dei tuoi nonni e bisnonni. Palafitte di legno, alte un metro e mezzo da terra, le porte colorate di un intenso colore a volte rosso, a volte blu ed a volte verde. Cammino distratto, con l’F6 impugnata, pronta allo scatto. Sembra d’un tratto che mi richiami alla realtà. Daniele fammi lavorare continua a chiedermi, fammi scattare, lascia che la luce imprima i suoi colori. La porta della capanna si pare lentamente, con un gemito che lascia speranza alla sorpresa, volgo lentamente il capo nella direzione della porta e vedo uscirne una testolina curiosa. La porta si apre ancora di piu, un passo per saltare al di la del mondo che la protegge e la bimba viene verso di me. Ha i capelli sporchi arruffati e belli di quella luce del sole che ne bacia l’ingenuita. Ha il moccolo che gli cola giu sulle labbra. Guanciotte rosse sporche di terra ed un vestito che le si bbina bene, a chiazze marroni, il rosso esplode qua e la. Sulle gambe nulla, ignude fino ai piedi. Avra quattro anni mi dico forse meno. Unisce le mani a mo di preghiera e…”Namaste”.

“Namaste! Gli rispondo io. Poi apre un sorriso che le si schiude sul viso come fanno i germogli di albicocco in primavera. Mi avvicino, mi prende per mano e mi conduce nella sua palafitta. Il primo vero giorno di trekking continua cosi fino al paese dove incontriamo delle case fatte di legno, argilla e forse della calce. Orgogliosi uno di loro dice” Ser, 100000 rupie per costruirla…” circa 1200 euro. Dopo un po arrivano i Maoisti circa 70. Si chiudono in casa nel loro quartier generale. Armati fino ai denti sono dei giovani ragazzi e ragazze…

La piazzetta in terra , al di la della quale costoni alti 1000 m fino al fiume,ha 2 porte per giocare a pallone. Faccio due squadre e cominciamo a giocare con i maoisti…

NAMASTE!!!

News 24 marzo 2006
Kathmandu.

Ancora qui. La cosa mi dà un po' fastidio, un incidente probabilmente provocato dai Maoisti sulla strada che collega Hille a Kathmandu ha rallentato il trasporto del nostro materiale alla base di partenza del Trekking. Non mi aspettavo tutti questi giorni di stazionamento in citta per cui non sono organizzato per andare a visitare luoghi particolari che non abbia già visto. Con Mario e Daniele la convivenza è molto felice, scherziamo e le battute sui "Romoletti" e sui "Milanesi" escono fuori come le barzellette. Ieri ho visitato patan anche se la mia camera digitale mi ha fregato. 100 foto scattate alcune anche belle che sono andate perse nel trasferimento dalla macchina al PC, bello il digitale.quando funziona! Abbiamo incontrato degli Italiani che hanno fatto un Trekking verso Pokhara, ed abbiamo saputo che anche loro hanno incontrato i Maoisti. Ho visto anche la ricevuta!!! Incredibile, stampata al PC con tanto di timbro ufficiale dei combattenti per l'Unita del Nepal.

A presto Daniele.

Ore 22,00. Finalmente domani mattina si parte. Bene si comincia a fare sul serio. Volo per Tumlingtar domani mattina alle 11,00.

News 22 marzo 2006

Le ore passano lente. Ogni tanto mi ritrovo a pensare come sarà il trekking, per capire quale attrezzatura fotografica potrei riuscire a portarmi dietro. Ma non vi nego che il pensiero quest'anno corre veloce fino alla cresta finale. Non dovrei pensarlo, dovrei semplicemente vivere il viaggio per arrivare alla base della montagna e poi solo allora cominciare a pensare ad andare su, ai campi, alla cresta finale, al ripido pendio prima e dopo il campo 2. Abbiamo già fatto dei piani, questi sono fondamentali, studiata la montagna, ma pensare a me che salgo insieme ai Ragni è un altro conto. Questa montagna mi stà stregando!!! Mi chiedo se non l'abbia già fatto.

Sono stato dal ministro oggi pomeriggio per il permesso della montagna. In genere questa parte non è mai stata di mia competenza in quanto il permesso veniva condiviso con svariate spedizioni per cui difficilmente diveniva mio compito. Oggi invece è toccato a me rappresentare i due esperti Ragni ed un altro gruppo diretto al Makalù e la cosa mi ha reso un pochettino nervoso. In effetti nulla di preoccupante, qualche sorrisino, un amichevole conversazione in Inglese, due convenevoli e mi ritrovo il permesso ufficiale di scalata del Makalù nelle mani. Bello! Poi ho tentato un approccio e gli ho detto "The association that I reppresent Mountain Freedom, last and this year did a calendar with my reportage in Nepal and Himalaya to have a sovvention for a "Gnaro Mondinelli" project, trauma point near Pokhara . ". Ero in attesa di una risposta. Dopo un pò il mio tutore converte il mio Inglese maccheronico in Nepalese stretto. Il sorriso del ministro, una stretta di mano e "I hope that you and your association will continue your work for Nepal, good luck for climbing and when you return you must return to me to talk about this project.". Bello chissà che veramente non riesca ad andare a vedere il Trauma Point. Eh caciottari che ne dite??? Eeevvvaaaaiiii!!! Bene ora pensiamo alla montagna. Dan

News del 21 marzo 2006

 

Una delle fasi più delicate ma anche un pò noiose di una spedizione ad una montagna di 8000 m è proprio questa. Il Makalù necessita di una organizzazione logistica un po' particolare. La distanza che ci separerà dal resto del mondo è grande e di conseguenza sbagliare la quantità e la qualità degli approvvigionamenti potrebbe risultare estremamente dannoso ai fini della spedizione. Stessa cosa per il gas che viene usato ai campi alti, le corde, le viti etc. . Al BC dell'Everest se ti manca qualcosa sei quasi sicuro che riuscirai a trovarlo tra le centinaia di Alpinisti e trekker che passano. Inoltre al BC arriva anche la Jeep, per cui in casi di emergenza con costi accettabili si può spedirla a trovare qualcosa. Inoltre al Makalù devi far attenzione a non avere un cargo eccessivo, non è certo che troverai un numero sufficiente di portatori per trasportare tutto il materiale, costa molto trasportare il materiale, ci sono i Maoisti per strada. In effetti si potrebbe affittare un volo di elicottero per trasportare le persone al BC ma comunque il materiale deve entrare via terra con tutte le complicazioni annesse, considerando che un viaggio dell'elicottero costa 6000 dollari e che noi siamo in tre abbiamo deciso per il tradizionale avvicinamento. C'è un altro motivo per fare il trekking è che ognuno che ci è passato lo ha descritto come un posto sensazionale, meraviglioso. C'è anche chi ha incontrato il Cobra, ed un serpente, non meglio specificato, che aveva cominciato a rincorrere un vitello fino ad ingoiarlo. Dopo gli indigeni locali lo hanno preso e squartato ed appeso ad un albero!!! La paura delle mamme sembrerebbe sia che questi serpenti possano scambiare i loro figli piccoli per prede. Pazzesco sentire queste storie. In fondo nella prima fase di avvicinamento siamo veramente nella giungla. Ho scoperto anche un'altra cosa che non sapevo oggi mentre aspettavo in Thamserku controllavamo la lista dei cibi. Il cargo quando si và in Tibet è in transito per il Nepal, per cui la dogana non la paghi e quando arrivi in Cina la dogana è praticamente ridicola. In Nepal invece proprio quest'anno il Re si è arrabbiato dicendo che vuole più soldi e ci sarà una dogana pazzesca da pagare. Ci stanno fregando? Mario è alla dogana ora e stà cercando di sdoganare il materiale, chissà come gli và. Io ed il Daniele invece ci siamo andati a fare una bella Steak and Onion, è buona ma mai quanto quelle in Argentina.

News del 19 marzo 2006

ore 18,20 Italy, sull’aereo. Le sensazioni sono sempre diverse. Una volta ancora mi ritrovo sull’aereo della Qatar Airlines che mi porterà prima a Doha e poi a Kathmandu. La strana è ritrovarsi da solo, senza gli amici della Mountain Freedom. Che mi fossi abituato troppo bene? Prima lo Shisha con Adrea, Raffaele ed il mitico Pietro e poi l’Aconcagua con Stefanukke, Massimo, Cosimo, Claudio, Elma e Stefano. Ora invece salgo sull’aereo e non vedo nessuna faccia familiare. Fra poco atterrerò a Doha dove so che mi stanno aspettando il Mariolone Panzeri ed il Daniele Bernasconi. Siamo in tre e la montagna come ormai saprete si chiama Makalù di 8461 m, situata in Nepal, particolare, impegnativa, lunga da scalare. Dall’altra parte la voglia di mettermi alla prova. Questa volta saremo completamente autonomi e la cosa mi affascina molto. Mettersi nelle condizioni di testare se stessi ad una decina di giorni di cammino dal primo vero luogo abitato, sulla quinta montagna del mondo in altezza, in una squadra che in fondo oltre al profondo rispetto reciproco e professionale non si è mai testata veramente insieme. La cosa che mi attrae di più sono i colori, le creste, le immagini che ho visto sui pochi libri che ho letto sul Makalù. Colori brillanti, creste mozzafiato, una cima a lama di coltello ed infine la bellezza del paesaggio che si incontra avvicinandosi alla montagna. Voglio ringraziare i sostenitori di questa impresa, senza di loro tutto questo non sarebbe possibile. Daniele.

Kathmandu ore 13,00 locali. Di nuovo qui. Ancora quel continuo ed assordante rumore di auto in strada che suonano il clacson. L’aria colma di polvere, ancora una volta un Nepalese che mi scambia per uno di loro. Siamo tutti stanchi ci concediamo un paio di ore di sonno. Fra poco il controllo del cargo. Bello, veramente bello. Mentre dormo sento un uomo bussare alla porta. Apro. E’ l’omino della Thamserku, devo firmare delle carte e scopro che sono il capospedizione ufficiale. Mario e Daniele sono contenti, mettono due firme e mi mandano dall’Omino della Elizabeth Hawley a dargli spiegazioni, mentre loro si rificcano sotto le coperte…uhhmmmm…mi sa che mi hanno scaricato le rogne della spedizione!!! A presto. Daniele

Programma spedizione

Day

Program

01

Arrival Kathmandu, transfer to hotel Royal Singi on B/B

02

Kathmandu, hotel Shangri-La on B/B

03

Last preparation in Kathmandu, hotel Royal Singi on B/B                                                            

04

Flight: Ktm- Tumlingtar, camp

05

Trek to Mane Bhanjyang, camp

06

Trek to  Chichila, camp

07

Trek to  Num,  camp

08

Trek to  Seduwa, camp

09

Trek to Tashi Gaon   Camp

10

Trek to  Khongma La,   camp

11

Trek to  Mumbuk,  camp

12

Trek to  Ney Kharka, Camp

13

Trek to Makalu 1st BC  - Camp

14

Trek to Makalu  2nd   Base Camp

15-45

Climbing period of Makalu I

46

Base Camp - Ney Kharka, camp

47

Trek to Kongma La, camp

48

Trek to Tashi Gaon, camp

49

Trek to Num, camp

50

Trek to Bhanjyang, camp

51

Trek to Tumlingtar, camp

52

Fly to KTM, transfer to hotel Royal Singi on B/B

53

Kathmandu Leisure day, hotel Royal Singi on B/B

54

Final Departure

Staff Logistica

Data partenza certa..... 19 marzo 2006

Comunicato stampa
del 27 febbraio.

 

Poco più di 20 giorni alla nuova partenza. Makalù il nome del prossimo obiettivo. Alta 8483 m e sito a poco meno di 20 km in linea d’aria dall’Everest, il Makalù si trova in uno dei posti più selvaggi del Nepal. Per arrivare alle sue pendici occorrono ben 14 giorni di avvicinamento a piedi, per capire l’impegno, al campo base dell’Everest si arriva in Jeep! Si parte da quota 200 mslm con alberi di banano per entrare ed arrivare ai 5600 m del campo base avanzato da dove cominceranno le operazioni per scalare la montagna. Sono previsti tre campi rispettivamente alle quote di circa 6600 m, 7200, 8000 m. Il nome Makalù non è soggetto a poche interpretazioni ma quella che sembrerebbe più calzare lo definisce “Il grande nero” in quanto è costituito di granito nero. La partenza è prevista per il 20 / 24 marzo. Il “Progetto sulle cime del Mondo” che ha visto la scalata nel mese di dicembre e gennaio di 3 alpinisti di Missione città di Latina della vetta delle Ande, l’Aconcagua, si arricchisce di un altro progetto. Date le difficoltà organizzative la spedzione al K2 prevista per giugno 2006 sarà posticipata a giugno 2007. Questo permetterà all’organizzazione di preparare una squadra per il tentativo di scalata della montagna degli Italiani che concluderà il progetto “ Sulle cime del mondo”. Nel cargo sono stati inseriti una serie di pannelli solari che permetteranno la comunicazione satellitare con l’Italia. La spedizione sarà dotata di telefoni satellitari e di computer portatile per le comunicazioni. Domani mattina partirà il cargo per Milano dove i compagni di spedizione faranno partire tutto i materiale per Kathmandu. Nel bagaglio 200 kg di viveri, più di 1500 m di corde fisse da posizionare sulla montagna, ed i medicinali necessari per il pronto soccorso. Al momento si è a conoscenza di una sola altra spedizione alle pendici della montagna. La durata della spedizione sarà di circa 70 giorni! Da kathmandu un volo interno porterà il Team a Darjieling da dove comincera il trekking a piedi. Il progetto “Sulle cime del mondo” può annoverare ad oggi due grandi successi il 4 ottobre tocca con Daniele Nardi la cima middle dello Shisha Pangma di 8014 m ed il 31 dicembre la vetta dell’Aconcagua 6969 ed ancora il 4 gennaio con Massimo dalla Valle e Stefano Milani ancora la cima dell’Aconcagua. Non solo questo ma anche il salvataggio di un Venezuelano a 200 m dalla cima dell’Aconcagua il team di Missione città di Latina provvede tempestivamente al soccorso ed al trasporto dell’infortunato a quote decisamente più basse. Un progetto ambizioso che stà dando ragione al gruppo associativo della Mountain Freedom che vi ha creduto fortemente e stà lavorando per realizzarlo fino in fondo. Questa nuova partenza sarà indubbiamente un passo importante su di una montagna poco conosciuta ma difficile e pericolosa. Il team è composto da Mario Panzeri che abbiamo avuto il piacere di conoscere alla presentazione tenutasi a Sezze il 3 dic 2005, da Daniele Bernasconi entrambi appartenenti al forte gruppo dei Ragni della Grignetta di Lecco e da Daniele Nardi della Mountain Freedom. Ancora una volta con gli occhi protesi ad un passo dal cielo Lo Staff MF. Tutte le informazioni e le news su: www.mountainfreedom.it


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