K2 Freedom 2007

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Cinque tentativi di scalare il K2 furono fatti a partire dal 1902, ma a parte la spedizione del 1909 guidata da Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi, che scoprì la via di salita lungo lo sperone est della montagna (il leggendario Sperone degli Abruzzi), non ci sarebbero stati grandi risultati fino al 1954, quando il 31 luglio una spedizione italiana guidata da Ardito Desio raggiunse la vetta. La notizia giunse in Italia a mezzogiorno del 3 agosto, e fu accolta con grande entusiasmo e come simbolo della rinascita del paese nel dopoguerra: da quel momento il K2 divenne per tutti la montagna degli italiani. I due alpinisti che raggiunsero effettivamente la vetta furono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, anche se il merito va sicuramente all'intero gruppo, guidato con piglio di ferro da Desio (un uomo, sia detto per inciso, con enorme esperienza di spedizioni nell'Asia Centrale). L'attitudine quasi militare di questi, pur probabilmente giustificata dalla complessità dei problemi da affrontare (e dalla responsabilità di un'impresa che era stata caricata in Italia di molti significati extra-alpinistici) è tutt'ora oggetto di discussione.

Gli alpinisti della storica spedizione del 1954:
Il gruppo del 1954 al campo base

La spedizione del 1954 al K2 era costituita da 20 componenti:
11 alpinisti: il più giovane era Walter Bonatti non ancora 24enne, il più vecchio Gino Soldà 47enne.
5 ricercatori: Ardito Desio, anche capo spedizione, Paolo Grazioni, Antonio Marussi, Bruno Zanettin, Francesco Lombardi.
1 medico: Guido Pagani
1 fotografo e cineoperatore: Mario Fantin
2 membri pakistani: Ata Ullah (osservatore del Governo pakistano), Badshajan (aiuto topografo)

9 Gennaio 1953: il professor Ardito Desio inoltra al Governo pakistano la domanda per un viaggio preliminare, da effettuarsi nello stesso anno, «in una zona attigua al Baltoro», e per una spedizione alpinistico-scientifica nel 1954 al K2. La richiesta fa seguito ad una precedente domanda allo stesso governo, depositata nel 1952 presso gli uffici governativi di Karachi (a quel tempo capitale del Pakistan).

24 Aprile 1953: a Parma, in occasione dell’Assemblea generale del Cai, Carlo Chersi, presidente del Club Alpino Accademico e responsabile della Commissione per lo studio e la realizzazione delle imprese extraeuropee, chiede a Desio la sua eventuale disponibilità a dirigere una spedizione al K2. Il professore, in linea di massima, accetta.

18 Agosto 1953: Ardito Desio parte insieme a Riccardo Cassin alla volta del Karakorum per una spedizione ricognitiva. Il permesso è stato accordato un mese prima, e il viaggio viene finanziato dal Cnr. A Rawalpindi, i due “esploratori” incontrano Charles Houston e i suoi compagni, reduci dal tentativo di scalata al K2.

25 settembre 1953: Desio e Cassin raggiungono il circo Concordia e scorgono finalmente il K2. Nei giorni seguenti, a causa del maltempo, devono limitare il loro programma ricognitivo a una puntata al primo campo della spedizione americana. Rientrano in Italia il 18 ottobre, e Desio viene informato dell’arrivo del permesso di scalata per il 1954.

7 novembre 1953: il Consiglio Centrale del Cai nomina una Commissione esecutiva per il K2. Si stabilisce che la spedizione è organizzata dal Club Alpino e dal Consiglio nazionale delle ricerche e che il capo della vicenda pakistana sarà Ardito Desio, con la collaborazione di Riccardo Cassin «quale capo del gruppo alpinistico».

12 novembre 1953: Desio fa presenta la necessità che, da parte del Consiglio Centrale del Cai, non vi siano altre designazioni oltre al capo della spedizione. Cassin rinuncia alla nomina.

15 dicembre 1953: Desio fa il punto sui finanziamenti. Il preventivo totale delle spese, parte scientifica inclusa, si aggira sui 100 milioni. Convocazione degli alpinisti candidati alla spedizione per la prima visita medica. Desio informa la Commissione dei primi risultati delle visite il 29 dicembre. Il primo escluso, a sorpresa, risulta Cassin.

9 gennaio 1954: Cassin rassegna le dimissioni dalla Commisione.

18-27 gennaio e 16-26 febbraio 1954: campi di allenamento e selezione al Plateau Rosa e al Monte Rosa.
Al termine delle selezioni, la squadra alpinistica risulta composta da: Erich Abram, classe 1922; Ugo Angelino, classe 1923; Walter Bonatti, classe 1930; Achille Compagnoni, 1914; Cirillo Floreanini, 1924; Pino Gallotti, 1918; Lino Lacedelli, 1925; Guido Pagani, medico-alpinista, 1917; Mario Pùchoz, 1918; Gino Soldà, 1907; Ubaldo Rey, 1923, Sergio Viotto, 1928. Capospedizione: Ardito Desio, nato a Palmanova del Friuli nel 1897.
Del gruppo degli scienziati fanno parte: il capitano Francesco Lombardi, topografo dell’Igm; Antonio Marussi, direttore dell’Istituto di Geofisica dell’Università di Trieste; Paolo Graziosi, docente di Paleontologia all’Università di Trieste; Bruno Zanettin, petrografo, docente all’Istituto di Geologia all’Università di Padova; Mario Fantin, cineasta.

Marzo 1954: il contributo governativo, che deve arrivare attraverso il Cnr, sembra destinato a slittare di parecchi mesi. Il Consiglio Centrale del Cai, assumendo la piena responsabilità morale e finanziaria della spedizione, si impegna a intervenire «nelle operazioni finanziarie transitorie». Il Club Alpino accenderà un mutuo di 25 milioni con la fidejussione di 23 consiglieri o soci. Tale finanziamento verrà estinto con l’arrivo del contributo statale.

30 marzo 1954: a Genova vengono imbarcate le casse dei materiali (13 tonnellate in tutto) sulla motonave “Asia”. Alpinisti e scienziati partono in date diverse; si ricongiungeranno tra Rawalpindi e Skardu a fine aprile.

30 aprile: viene effettuato un volo di ricognizione intorno al K2. A salire sul DC3 sono Ardito Desio, Erich Abram, e i cineoperatori Mario Fantin e Tom Hormann.
Da Skardu si mette imn marcia il primo scaglione di portatori. Tra il 30 aprile e il 2 maggio partiranno ben 602 portatori.

30 aprile-29 maggio: marcia di avvicinamento al campo base.

25 maggio: Bonatti, Gallotti, Lacedelli e Puchoz partono in ricognizione verso i primi due campi alti degli americani. Quattro giorni dopo, Compagnoni e Rey piazzano il campo III, a 6200 metri-

30 maggio: 63 portatori partono per rifornire il campo I, a 5400 metri. Il giorno dopo l’intera squadra alpinistica è riunita al campo base; tutto il bagaglio è finalmente arrivato a destinazione.

14 giugno: Compagnoni e Rey raggiungono il sito del campo IV, a 6450 m, sotto il Camino Bill. Il campo viene installato e rifornito due giorni più tardi.

21 giugno: all’1 del mattino, al campo II (5600 m), nell’infuriare della bufera, Mario Puchoz muore per edema polmonare. Solo il giorno 26, migliorato il tempo, i compagni riusciranno a trasportarlo a valle e a tumularlo nel luogo in oggi sorge il “Memorial Gilkey”.

30 giugno: Rey e Compagnoni salgono il Camino Bill e raggiungono il sito del campo V, a 6650 m; il 14 luglio, Compagnoni, Abram e Gallotti salgono a installarvi una tenda.

16 luglio: Abram e Gallotti attrezzano la via fino al luogo in cui, nei giorni seguenti, verrà installato il campo VI, a 7300. Nei giorni successivi le cordate Compagnoni-Rey e Lacedelli-Bonatti attrezzano la via fino alla Spalla del K2; giungono nel luogo in cui sorgerà il campo VII, a 7500 m. Nei giorni successivi, il campo VI viene spostato 100 m più a monte per motivi di sicurezza.

25 Luglio: Gallotti, Bonatti e Abram piazzano il campo VII.

28 luglio: Lacedelli, Compagnoni, Abram, Gallotti e Rey partono per fissare il campo VIII, a 7700 m.

29 luglio: Bonatti e Gallotti salgono al campo VIII con due respiratori, una tenda e una scorta di viveri. Abram e Rey, che trasportano i trespoli con le bombole dell’ossigeno, non sono riusciti a tenere il loro passo; il primo è tornato al campo VII; Rey ha preso la strada del campo base. Lacedelli e Compagnoni tentano di raggiungere al sito del campo IX, ma rientrano esausti al campo VIII, dopo aver lasciato i materiali nel punto più alto raggiunto. La sera si decide che il giorno dopo Bonatti e Gallotti scenderanno al campo VII, a recuperare le bombole, mentre Compagnoni e Lacedelli piazzeranno il campo IX 100 metri più in basso del previsto, per favorire il rifornimento.

30 luglio: Lacedelli e Compagnoni salgono a recuperare i sacchi sacchi e superano il muro di ghiaccio sopra campo VIII. Dopo una traversata a sinistra, fissano il campo IX oltre gli ottomila metri, in posizione defilata rispetto alla linea di salita. Gallotti e Bonatti scendono fin nei pressi del campo VII; di qui risalgono poi insieme ad Abram e agli hunza Mahdi e Isakhan. Isakhan si ferma al campo VIII, Bonatti, Abram e Mahdi continuano la salita trasportando le bombole per la cordata di vetta. Nel tardo pomeriggio Abram cede e rientra al campo VIII. In serata Bonatti e Mahdi non riescono a individuare la tenda di Lacedelli e Compagnoni, che non si trova nel luogo preventivato la sera precedente, e si vedono costretti a un penoso bivacco in pieno pendio, senza alcun riparo, a 8100 metri.

31 luglio: dopo il terribile bivacco, Bonatti e Mahdi riescono a rientrare al campo VIII; l’hunza mostra gravi congelamenti ai piedi e alle mani. Lacedelli e Compagnoni scendono a recuperare le bombole dell’ossigeno e salgono verso la cima. Giungono sulla vetta del K2, a 8611 m, alle 18. Rientreranno al campo VIII alle 23.

1-3 agosto: tutti gli alpinisti rientrano al campo base

11-23 agosto: marcia di rientro fino a Skardu. Ardito Desio resta in Pakistan per completare il programma scientifico della spedizione.

3 settembre: Compagnoni, Rey, Pagani e Fantin rientrano in aereo a Roma.

10 settembre: gli altri alpinisti si imbarcano per l’Italia.

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