21 aprile 2004
 
Ore 8.00, arrivano gli Yak. Mi sveglio,
faccio colazione, sento lo scampanellio degli Yak che
si avvicinano, e’ ora di giocare e fare sul serio. Non
sono preoccupato ma e’ vero anche che da ora in poi la
pressione a cui il mio corpo sara’ sottoposto sarà
sempre piu’ effimera, sottile. Alle 10.00 circa si
comincia a camminare. Lo zaino per quanto possa essere
leggero in questa fase, l’ho caricato minuziosamente
per permettere al mio organismo di adattarsi alla
quota senza essere stressato da carichi pesanti è
sempre troppo pieno. Le medicine d’emergenza, qualcosa
da mangiare, un thermos con thè bollente, la macchina
fotografica leggera, il piumino, il pantalone in
goretex…ok, si parte. Il percorso si svolge sul
ghiacciaio morenico di Rongbuk, una lunga e sinuosa
cavalcata attraverso tracce di sentiero e dune di
ghiaccio. Il paesaggio meraviglioso si spande sullo
sfondo, dove la piramide cuspidale dell’Everest si
staglia imponente. Prima di partire parlo con Pinso’
il mio portatore tibetano con l’inglese
maccheronico-tibetano che oramai mi distingue al BC.
Questo gergo e’ composito di gesti, qualche mugolio,
ed espressioni facciali…”Pinso’, we have 11 drums to
bring up, if only one of this lost, our expedition is
finished...”, “ok ser, ok, i call my sirdar to
understand...” ecco ci siamo, la prossima volta imparo
il tibetano. Il Sirdar  e’ il capo dei portatori
Tibetani ed in genere ne gestisce un certo numero di
diverse spedizioni. Arrivo al campo intermedio 5800 m
senza particolari problemi di quota in circa 4 ore. Mi
hanno accompagnato nel viaggio delle magnifiche vele
di ghiaccio proiettate verso l’infinito, bianche,
mescolate a blu, diritte come lame spuntate dal
ghiaccio sottostante. Nel frattempo arrivano tutti gli
yak, faccio un check dei bidoni, 1.2.3..7 porca
miseria ne mancano 4. l’agitazione comincia a farsi
avanti, cerco di capire quali bidoni mancano e se sono
essenziali. Perfetto, pinso’ mi dice che due sono al
di la della collina, sono dei cibi. Ottimo mancano due
dei miei. Cosa ho dentro? Niente di particolare, la
tuta in piuma, due tende, le scarpe d’alta
quota…e’finita! Giorni addietro uno yak ha perso due
bidoni di un'atra spedizione. Sono distrutto.
Pinso’…scendiamo lungo la morena, li’ in lontananza
due Yak Man con due bidoni. Non posso crederci, sono i
miei. Solo successivamente mi portano a conoscenza che
in un passaggio in diagonale, su misto ghiaccio
morena, uno dei miei yak, scivola rompendosi una
gamba, ed un l’altro dietro di lui scivola morendo
affogato nel laghetto semi ghiacciato. Non mancavano
solo i miei bidoni, fortunatamente per noi, e non
altrettanto per gli Yak tutti i bidoni sono
all’intermedio. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo.
Gli yak Man chiedono un risarcimento dicendoci che più
carne di yak acquistiamo e meno gravoso sarà il
risarcimento, nessuno obietta, anzi pensando al danno
che questi uomini hanno avuto nel loro mestiere siamo
tutti prodighi e solidali. Al momento attuale non
possono terminarli in quanto la loro religione non lo
permette, agonizzeranno per i prossimi 2,3 giorni fino
a morte naturale.
La nottata passa in un vero stato di euforia. Il
gruppo composito non solo di alpinisti, spara battute
e racconti nella tenda grande, dove stanotte dormiremo
tutti assieme. Il medico della spedizione e’ il più
bersagliato, insieme all’uomo invisibile( un giorno vi
dirò chi e’). Passiamo due ore tra speck, brodaglie
varie, ed una serie interminabile di barzellette. Di
certo ottima medicina per il morale, siamo ad 5800m e
non tutti stanno bene.

a presto dan